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Alla quale si risponde che, ancorché la causa non si levi, non segue consequenzia che debba durare sempre il male, perché la proposizione che durante la causa dura l'effetto, o sia morbo o altro, procede nelle cause necessarie semplici e assolute, quali necessariamente producano l'effetto, come è il fuoco a rispetto del caldo; ché non sará mai possibile levarsi l'effetto del caldo non levandosi il fuoco, e sempre che ci sará il fuoco ci sará necessariamente il caldo.

Venezia nel suo dominio non tiene cosa alcuna che sia sufficiente o parte mediocre per il suo vitto, e non se ne estrae fuora cosa alcuna, ma li bisogna spendere ogni anno circa milioni otto per il vitto e piú. La moneta tanto d'oro quanto d'argento in Napoli è valutata a prezzo alto piú di tutta l'Italia, e in consequenzia di Venezia.

Da queste due conclusioni par che nasca consequenzia necessaria che non vi possa essere remedio mentre la causa non si può togliere, e, non togliendosi, il male ha sempre da durare. Bisogna resolvere questa contradizione.

E, essendo al d'oggi cosí facilitata l'arte del navigare, che in questo solo li moderni han superato gli antichi, di modo che non solo da levante in ponente e dal mezzogiorno a tramontana, ma insin da un emisferio all'altro si è introdotto il commerzio, che commodamente si portano robbe da questo a quello, chi non concederá per questa ragione esser piú sicuro l'esito dell'artifici che delle robbe, e in consequenzia la certezza del guadagno?

Cosa notoria è che quindeci, venti o trent'anni adietro, dato che il cambio fusse basso, mai vennero li detti denari della estrazione della robba in Regno in contanti, e in consequenzia mai abbondò di moneta, poiché, come si è provato nella prima parte, non vi è altra causa di aver denari in Regno.

Ma nell'artifíci è il contrario, che si possano moltiplicare non solo al doppio, ma a cento doppi e con minor proporzione di spesa. Terzo. Dell'artifici vi è piú sicuro l'esito che delle robbe, e in consequenzia vi è piú sicurezza del guadagno che vi sia piú sicuro l'esito.

Ma al contrario procede l'argomento o consequenzia, cioè: nel tempo del cambio basso non vi è abbondanzia, e del cambio alto non vi è penuria; dunque il basso non è causa dell'abbondanza e l'alto della penuria: procedendo l'argomento dal genere alla spezie negativamente e non affirmativamente.

Al quarto, di portarvisi piú mercanzie, questo è dannosissimo, come si è provato nella prima parte, ed è una delle cause di fare impoverire il Regno, mentre si portano a rispetto dell'istesso Regno e non per altri paesi, per inportare maggior esito e mancar l'introito. Il quinto effetto, di costare la mercanzia diece e dodici per cento meno, non è vero, e si forma la consequenzia a suo modo.

E quanto si è detto presumersi da ogniuno saper governar regni, nasce in consequenzia dal pretendersi da ciascuno conoscere il giusto da l'ingiusto; ché non solo ogni uomo, quantunque ignorante, professa saper questo, ma insin a' fanciulli, quali ancora non hanno discorso: come si vede per esperienzia che, soccedendo o proponendosi alcun caso a qualsivoglia, e domandandolo: Qual tiene ragione?

E, per prova che non sia vera, si dice che in nissun conto può seguire consequenza necessaria: «il cambio è basso in questo tempo e il Regno abbonda di denari, dunque l'abbondanza di denari è causata dal cambio basso; e cosí all'incontro nell'altro tempo il cambio è alto e nel Regno vi è penuria di moneta, dunque l'altezza del cambio è causa della penuria». Poiché, per seguitare questa consequenzia, bisognaria prima provare che il solo cambio fusse causa della abbondanza o penuria di moneta, secondo l'altezza o bassezza, e non ve ne fusse altra; perché, essendovi altra causa, l'effetto potria dependere dall'altra e non dal cambio.