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Oh, potete immaginare replicò il Venosa ch'appena quell'uomo pronunziò il casato Jannacone, gi

Dentro ci è quella fame antica che nacque nascendo meco, morirá finché non muoia io. Di te non dimando, perché sei vestito di nuovo e la faccia è piú tonda che la luna in quintadecima. CAPPIO. Tu stai cosí magro ch'appena hai l'osso e la pelle. LARDONE. Sto in casa dove si mangia poco e si travaglia molto; sto con quel pedante che è avaro e spilorcio quanto ce ne cape.

A che proposito far le budella cinquanta palmi lunghe, accioché peniamo tutto un giorno fin che il cibo si rassetti, si prepari e si smaltisca, e il gargarozzo, per lo quale sentiamo il gusto e l'esquisitezza de' cibi saporiti, di tre diti? ch'appena mangiato un boccone, cala giú, sparisce subito, come si mangiato non l'avesti?

MARTEBELLONIO. Che battaglie, miserello? LECCARDO. La Fame era una persona viva, macra, sottile, ch'appena avea l'ossa e la pelle; e soleva andar in compagnia con la Carestia, con la Peste e con la Guerra, ché n'uccideva piú ella che non le spade.

BALIA. Non t'ho detto io ch'appena era di due anni quando le fu tolto? e io le ho inteso dir mille volte che se lo vedesse non lo riconoscerebbe. ANASIRA. Iddio le faccia succedere ogni cosa come desidera. Ti vo' lasciare, a dio. BALIA. Tienlo secreto, sai: tu vedi quanto importa. ANASIRA. Se non l'hai potuto tener secreto tu che t'importa, come lo posso tener secreto io che non mi si nulla?