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Aggiornato: 21 maggio 2025
Per allora grandi feste, grandi falò si fecero in Milano, e Azone con pomposo corteggio recatosi a Parabiago, vestì cavalieri quelli che più si fossero nella battaglia segnalati. Un araldo d'arme chiamava un dopo uno i prodi, coi nomi e i titoli della famiglia e dei genitori: e non trovandosi macchie, gli diceva: Vieni, e t'accosta a ricevere il cingolo militare, di cui la patria e gli altri cavalieri ti credono meritevole». In questa guisa furono da esso araldo nominati ed esaminati Ambrogio Cotica, Protaso Caimi, Giovanni Scaccabarozzo milanesi, Lucio Vestarini lodigiano, Inviziato di Alessandria, Lanzarotto Anguissola e Dondazio Malvicino della Fontana piacentini, Rainaldo degli Alessandri mantovano, Giovannolo da Monza, Sfolcada Melik tedesco: i quali un dietro all'altro si presentavano ad Azone, che ricevendone il ligio omaggio, dava ad essi una leggiera gotata, presentava la spada, e ne circondava i lombi colla cintura cavalieresca; mentre due altri cavalieri allacciavano ai loro talloni gli sproni d'oro. Fu poi chiamato Giovanni del Fiesco genovese, fratello della signora Isabella moglie di Luchino, ma gli onori non poterono esser renduti che al suo cadavere, l
Mi si parla di un Romagnolo, Salvadore Caimi, che, giacente in letto all'ospedale, e dato per spacciato da medici, essendo afflitto da perfidissimo vaiolo, all'udire il cannone saltò giù, si rinpannucciò alla meglio, e corse in prima fila, ove morì, ma non colpito da palla: tutti hanno da raccontare qualche eroismo che hanno veduto, qualche atto di valore di cui furono parte: manco male, non avranno più il coraggio di dire che gli Italiani non si battono!
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