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Aggiornato: 28 maggio 2025
Nobile, ricco, potente in Roma da giovane, scrittore ecclesiastico copioso e sapiente rispetto all'etá, assunto al pontificato nel 590, e d'allora in poi zelante per la propagazione della fede a cui mandò sant'Agostino l'apostolo e incivilitor d'Inghilterra, fu quanto a noi, in Roma e nelle province greche e nelle stesse longobarde, gran protettore degl'italiani peggio che mai abbandonati; e per ciò negoziator co' duchi e col re e la regina, e cosí grande avanzator della potenza papale, non indipendente per anco, ma giá differente dall'imperiale.
Giunto a Chartum organizzava l'esercito incorporandovi Arabi, Egiziani, Etiopi e Basci-Bozuk e il 9 settembre mettevasi in campagna con 6000 fantaccini, 4000 basci-bozuk, ventidue cannoni, alcune mitragliatrici, 590 cavalli e 5500 cammelli. Doveva avanzarsi lungo il fiume Bianco costruendo sei forti onde mantenere le relazioni e nell'ottobre o novembre dare battaglia alle orde del Mahdi.
Al di qua della frontiera artificiale che la pace, comandata da un altro straniero alla monarchia, ci diede, io vedo un esercito regolare sommante nelle dichiarazioni governative a 380 000 uomini: una leva d'altri 50 000 che il Governo afferma poter chiamare immediatamente: una cifra di 130 000 guardie nazionali mobilizzabili a termini di una legge del 1861; e 30 000 volontarî che il Governo non può, dopo l'impresa meridionale, dubitare di vedere raccolti, al primo grido di guerra, intorno a Garibaldi. Sono 590 000 armati dei quali può volendo, disporre l'Italia. Dietro a quelli stanno da ventun milioni d'altri italiani, unanimi a desiderare l'emancipazione del Veneto e presti agli ajuti quando piaccia al Governo di rimovere, col suo cenno, dagli animi ogni dubbiezza sull'opportunit
¹⁹³ Villabianca, Diario ined., a. 1796, pp. 576, 589, 590. L’altro inno è del notissimo D. Raffaele Drago, monaco cassinese, a proposito della Seconda Divisione del Corpo franco de’ volontarî siciliani ordinato per cura e spesa di D. Saverio Oneto, Duca di Sperlinga, della famiglia di quel Michele che freddava il suo provocatore Beccadelli nell’anno 1799.
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