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Ecco nella cappella un tronino barocco, offerto al buon Dio a peso d'argento, perchè a un tanto per oncia rimetta i peccati a tutta la prosapia. La gloria dell'appartamento incomincia dal santo alcova della vecchia testatrice e finisce col confessionale pagato dall'unico erede dei cinque feudi. In questo regno, o rampichino, non è mai sonata una parola di gioia.

Eccolo il vecchio Feudatario di Filippo V, di Luigi I, ancora di Filippo V, e poi di Ferdinando VI, e poi di Carlo III! Largo! fate ala! rendetegli l'omaggio!... Viene dal tronino di Dio, e passa innanzi al suo trono di feudatario, alla spada d'argento del re Borbone, al pellicano impagliato, ai venti, ai quaranta, agli ottanta quadri d'antenati e di battaglie e di assedi.... Largo! fate ala! rendetegli l'omaggio!... Ma se non si muove alcuno per le sale!... E lui, da un capo all'altro del palazzo, procede vestito di nero e con quell'anello in dito.... Non c'è più nessun mascherone dei Tiepoleschi che, ghignando, racconti altre istorie, dopo quella della mamma, dell'abbadessa e del cardinale.... Il vecchio si fa innanzi, barcollando, viene, viene, passa dalla biblioteca, passa dal secondo alcova, passa dal primo alcova, viene, viene, cercando un primogenito anche lui.

Don Apollonio è morto cardinale di Santa Prisca. E il rampichino salticchia verso venti, quaranta, ottanta quadri di antenati e di battaglie e di assedi, verso un pellicano impagliato, verso una spada d'argento di Filippo V, verso un trono di feudatario, verso un tronino di Dio... Tutto l'appartamento ha le porte spalancate e le finestre chiuse: il silenzio si fa sempre più oblioso e il verno più sconsolato.