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Le lancette ebbero piet

La mia impazienza per poco non mi fece credere che qualche maligno Giosuè avesse fermato il sole. La sera non arrivava! E con che lentezza si movevano le lancette dell'orologio! Verso le undici, non stavo più a sedere, ma addossato alla parete, in attesa dei picchi avvisatori. Furono tre, come la sera precedente, e questa volta mi diedero uno strano brivido per la schiena.

Le lancette dell'orologio a pendolo si erano dunque fermate? E nei momenti di tregua, quando all'orecchio ansiosamente intento non arrivava nessun grido, io pensavo: Eccolo! Eccolo! E mi sembrava che il miracolo valesse bene tutti gli strazi della madre e miei, e che quanto più essi erano maggiori, tanto più grande e più stupendo sarebbe il risultato che stava per essere prodotto.

Dai balconi pavesati, dalle finestre, dai terrazzi delle case, dai pergolati, dai giardini era un continuo chiamare, uno schiamazzio di voci femminili, di risa, di pianoforti e di mandolini, un rimescolarsi di cappellini infiorati, di parasoli dai colori vivaci, di canotti che si distaccavano dalle darsene come canestri galleggianti di fiori, di barche e barcaccie che menavano cori di ragazze, cantanti le arie del filatoio, di lancette e di sandolini che guizzavano come pesci, mentre dalle case i servitori, le fantesche, i cuochi, sui muriccioli e sulle scale andavano stendendo le file dei palloncini, che dovevano servire per la illuminazione della sera.

Conosciamo le deviazioni dell’ago calamitato in tutte le regioni del globo, ne abbiamo anche delineate esattissime tavole; ma la causa del fenomeno costantemente ci sfugge. Per possedere il segreto di tutti i congegni che fanno muovere due sottili lancette sopra un quadrante di porcellana, un fanciullo non dubiterebbe di disfare l’orologio. Ma noi non siamo più fanciulli, pur troppo! Capitolo II