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Il 22 marzo 1073 papa Alessandro II si moriva, e tre giorni dopo, l'unanime consenso del popolo romano, solito per lo innanzi a tumultuare nei comizi dei pontefici, Ildebrando esaltava, col nome di Gregorio VII.

Pur nondimeno e anche antivedendo inevitabile la sconfitta, noi non potevamo, senza tradire il mandato, trascurare l'unica via di salute possibile; ed era un mutamento nelle cose di Francia. L'invasione era concetto di Luigi Napoleone che, meditando tirannide, volea da un lato avvezzare la soldatesca a combattere la repubblica altrove, dall'altro prepararsi il suffragio del clero cattolico e di quella parte di popolo francese che in provincia segnatamente ne segue le ispirazioni. L'Assemblea di Francia, incerta e divisa com'era, dissentiva da ogni proposito deliberatamente avverso a noi: aveva approvato l'intervento, ingannata sulle nostre condizioni e sul fine segreto della spedizione. I complici di Luigi Napoleone affermavano imminente la invasione austro-napoletana a pro della dominazione assoluta papale e dichiaravano la popolazione dello Stato nemica al sistema repubblicano e soltanto compressa dal terrore esercitato da pochi audaci: Roma quindi impotente a resistere e preda in brevi giorni dell'Austria se non s'inframmettevano l'armi di Francia. Provare alla Francia l'assenza in Roma di ogni terrore, l'unanime volere delle nostre popolazioni, la possibilit