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Alle arcadiche fanciullaggini sottentrarono l'entusiasmo per Dante e per l'Ariosto e la ricerca di libri che inducessero a meditazione.

La bella poesia italiana non si piegò umilmente, come la francese, alle regole vecchie, ma lottò sempre contro di esse. Dante, il Petrarca, l'Ariosto, piú che alle regole, si lasciarono andare alla prepotenza del loro genio, al bisogno delle anime loro, e riescirono grandi nella libertá.

Omero, Shakespeare, il Calderon, il Camoens, il Racine, lo Schiller per me sono italiani di patria tanto quanto Dante, l'Ariosto e l'Alfieri. La repubblica delle lettere non è che una, e i poeti ne sono concittadini tutti indistintamente.

E tornata ad assidersi tra il Palavicino e il Morone, si pose ad ascoltare, vedendo che l'Ariosto, collocatosi nel mezzo della sala, gi

Infin chi nel Boiardo e l'Ariosto letto ha de' paladini e del re Carlo e il costume d'allora, dirá tosto che di lor per ischerzo oggi vi parlo. Tuttavia starò saldo al mio proposto, e so ch'io dico il ver, so autenticarlo: l'ozio, la pace e le scritture nuove gli avean cambiati, ed ho ben mille prove.

L'Ariosto studiò Omero, ma volle a bella posta riescir diverso affatto da Omero.

Ma l'avevano questa unitá di patria e questo tumulto d'una capitale unica i poeti dei quali ho parlato? E se noi non possediamo una comune patria politica, come neppure essi la possedevano, chi ci vieta di crearci intanto, com'essi, a conforto delle umane sciagure, una patria letteraria comune? Forse che Dante, il Petrarca, l'Ariosto per fiorire aspettarono che l'Italia fosse una?

III. I romantici non ricusarono mai di sottostare alle regole stabilite dalla natura e dalla ragione. E però eglino professarono sempre di star volentieri sottoposti a quel codice poetico a cui obbedirono Dante, il Petrarca, l'Ariosto, Shakespeare ed altri siffatti galantuomini.

Stato, fêr provar mai famosi amanti; Più tosto il primo loco, ch'il secondo Darò ad Olimpia: Così l'Ariosto, lentamente da principio e a voce bassa, poi grado grado infervorandosi per l'entusiasmo e la commozione, recitò di un fiato tutte quelle mirabili stanze del canto decimo, le quali in tutti coloro che lo stavano ascoltando, misero quella sensazione profonda che a tutta prima, più che collo scoppio dell'applauso, si manifesta col mormorio dell'ammirazione.

Dopo alcuni momenti cominciò a circolare una voce in quella vasta sala: È qui messer Lodovico, Lodovico, l'Ariosto è qui; e quando comparve nella sala un uomo in sui quarantanni, calvo, d'arguta fisonomia, spontaneamente eruppero da tutte le parti fragorosi scoppi d'applausi, che fecero chinar la testa all'umile e divino autore dell'Orlando.