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La camera dell'Emilia. La bambina non stava nei panni dalla contentezza. Come! diceva fra , io avrò una camera tutta mia, dove potrò lavorare, studiare e fare i balocchi, senza che nessuno venga a disturbarmi! Come la terrò bene la mia camerina! Gi

C'è una bella camerina all'albergo, e te la farò preparare subito, subito, perchè devi essere stanca, con questo caldo. Ah, come sono felice, mamma! Mi pareva che qualche cosa mi chiamasse per questa strada!

Fissò la tappezzeria della camerina da letto, una tappezzeria cilestre a fiori mavì, che parevan piccoli cavoli o piccole teste rincorrentisi in lunghe file verticali e orizzontali; si mise a contar quei segni, a guardar gli spazii cilestri tra fiore e fiore; e restò così, con gli occhi rossi e velati, fin che l'albergatrice non le recò la colazione, disponendola sulla tavola del salotto.

Questione grave. Ma l'operaio non istette lungamente in dubbio. Pochi attimi bastarono a risolverlo. Siccome l'uscio della camerina era chiuso, egli con un fortissimo urto lo spalancò. Il lettuccio, naturalmente, non era toccato; al capezzale stava ancora lo schioppo, ritto e lucente, col grilletto alzato per isparare.

Ma il freddo provato nell'acqua, spinte o sponte, aveva calmato assai le prime ire del giovanotto. Egli, prima di risolversi ad entrar nella camerina del principale, fece tra un breve ragionamento. Cioè: se passando per quell'uscita avesse potuto sopraggiungere il principale, in mezzo alle tenebre, in luogo nascosto, senza probabilit