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Erano, dico, grandi le sue spese, vasti i suoi disegni, che, non bastandogli le antiche e nuove rendite di tanta parte ch'ei possedeva del mondo, pensò far nuovo guadagno sulle monete; e del 1540 lo scudo d'oro di Castiglia, Valenza ed Aragona, che prima batteva del pari con li ducati d'oro veneziani, fiorentini, senesi, ongari ed altri, che erano allora di tutta bontá di 24 caratti o poco meno, ridusse a bontá di caratti 21 soldi 18, che a conto veneto si direbbe «pezo 108 per marca», e ne diminuí eziandio di tre grani il peso, nel modo che tutt'oggi vediamo le mezze doppie di Spagna, non altro volendo dire una doppia che una moneta da due scudi d'oro o sia un doppio scudo d'oro.

Ma, ribassata di nuovo detta proporzione negli anni seguenti per la sopravegnenza di molto oro, che faceva che per manco argento di prima si dasse una marca d'oro, la ridusse di nuovo, del 1540, a 11 e 9/11 d'argento per una d'oro.

Giá si disse di sopra che del 1540 Carlo quinto batté gli scudi d'oro di Castiglia ed altri a minor bontá e peso del consueto. Molti furono i principi che lo imitarono, battendoli anzi peggiori di quelli di Carlo; con che s'imborsarono per il guadagno che, senza questo ripiego, averebbono fatto i ministri imperiali.

Ma, perché pare un letargo comune a tutti i principi di non applicare a' disordini delle monete finché non hanno moltiplicato a segno grande, bisognò soffrire che una marca d'oro, che in monete sue valeva prima 147 lire o franchi, s'alzasse a valore di lire 165.7.6, mentre l'argento valeva lire 14 la marca; sicché dal 1519 al 1540, che sono 21 anni, s'alzarono le monete in Francia da 147 a 165, che sono piú di 12 e 1/4 per cento.