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Aggiornato: 1 maggio 2025


Zuppetta non pronunziò che una sola parola, una parola sorda, scura, una specie di ghigno satanico: io giuro! Egli restò sulla montagna durante tutta la tempesta che il discorso di Garibaldi scatenò, restò freddo, la beffa sulle labbra sardoniche, le scintille ed il sangue negli occhi. Poi disparve.

Quella testa moresca, ai denti bianchi ed aguzzi, agli occhi elettrici, alla chioma lunga e nera che io vidi mangiare i mustacchi per tre ore, mi turbava ancora. Zuppetta ricomparve. Annunciato come un fulmine, scoppiò come un zolfanello.

Ma parlando di misteriosi, il nome di Zuppetta si trova sotto la mia penna. Zuppetta è uno di quegli esseri terribili che la rivoluzione fa giganti, la pace divora. Zuppetta è comparso due volte appena all'Assemblea. La prima volta Garibaldi ve lo portò nelle pieghe del suo plaid, al momento della prima sua entrata.

Il migliore scrittore di pamphlets politici in Italia è il signor Torelli alias Ciro d'Arco. È pieno di brio, non manca di spirito, ha la pennellata ora forte, ora graziosa, secondo gli piace, ha stile pieno di movimento, che seduce e ricrea. Non so se sia oratore. Par uom modesto e gentile, e poco curante di brighe, il deputato lo più pretenzioso, dopo Zuppetta, è l'ex-ministro Jacini.

Si aspettava ognuno, sulle miserrime condizioni di Napoli, udire un tribuno terribile: scappò fuori un retore leccato, artificioso, cavilloso, puerile, pedante, freddo. Zuppetta morì. Che cambi parte. Il tribuno non va più.

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