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Aggiornato: 3 maggio 2025


Erodoto veramente scrive che ne' suoi giorni si davano tredici d'argento per una d'oro; e Wilebrordo Snellio nel suo libretto De re nummaria raccoglie da piú autori che, quando i romani batterono la prima volta monete d'oro, le ragguagliarono a dieci per uno, mettendo in arbitrio degli etòli stessi il pagare in oro o in argento il tributo, purché per ogni libbra d'oro si valutassero dieci libbre d'argento.

Vero è che Wilebrordo Snellio, De re nummaria, fa dubbio in quellappendit monetam», quasi che non fosse argento coniato ed il siclo non fosse a quei tempi una moneta intiera da , ma un peso particolare; onde il dire «appendit monetam quadrigentos siclos» sia come se dicessimo: «egli pesò quattrocento once d'argento». E la veritá si è che il siclo non era solo nome di una specie di moneta, ma anche d'un peso particolare; come in Grecia la dramma era nome e del peso, che era l'ottavo d'un'oncia, e della moneta, onde altre monete di due e di quattro dramme «didrachme» e «tetradrachme» si chiamavano; e fra noi l'oncia è nome non solo d'un peso, ch'è la duodecima parte della libbra, ma d'una longhezza, ch'è la duodecima d'un piede.

corsero 60 anni che, siccome altrove si disse, nella dittatura di Quinto Fabio Massimo furono ridotti ad un'oncia sola; e quindi, per la legge Papiria, nuovamente a mezz'oncia ristretti, e successivamente si videro anco ad un quarto d'oncia ridotti, secondo le diligenti esperienze che di varie antiche monete le piú ben conservate ha fatte Wilebrordo Snellio, riferite nel suo piú volte citato trattatello De re nummaria.

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