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Aggiornato: 11 maggio 2025


A questa voce l’infiammato giro si quïetò con esso il dolce mischio che si facea nel suon del trino spiro, come, per cessar fatica o rischio, li remi, pria ne l’acqua ripercossi, tutti si posano al sonar d’un fischio. Ahi quanto ne la mente mi commossi, quando mi volsi per veder Beatrice, per non poter veder, benché io fossi presso di lei, e nel mondo felice! Paradiso · Canto XXVI

A questa voce l'infiammato giro si quieto` con esso il dolce mischio che si facea nel suon del trino spiro, si` come, per cessar fatica o rischio, li remi, pria ne l'acqua ripercossi, tutti si posano al sonar d'un fischio. Ahi quanto ne la mente mi commossi, quando mi volsi per veder Beatrice, per non poter veder, benche' io fossi presso di lei, e nel mondo felice! Paradiso: Canto XXVI

ne' per elezion mi si nascose, ma per necessita`, che' 'l suo concetto al segno d'i mortal si soprapuose. E quando l'arco de l'ardente affetto fu si` sfogato, che 'l parlar discese inver' lo segno del nostro intelletto, la prima cosa che per me s'intese, <<Benedetto sia tu>>, fu, <<trino e uno, che nel mio seme se' tanto cortese!>>.

A questa voce l’infiammato giro si quïetò con esso il dolce mischio che si facea nel suon del trino spiro, come, per cessar fatica o rischio, li remi, pria ne l’acqua ripercossi, tutti si posano al sonar d’un fischio. Ahi quanto ne la mente mi commossi, quando mi volsi per veder Beatrice, per non poter veder, benché io fossi presso di lei, e nel mondo felice! Paradiso · Canto XXVI

C he temer lei, s'un Dio nel ciel ad O ro O ver s'in terra un Mecenate o N oro? Or sbuco giá qual nottula di tomba, ed oltra quella spera, onde la pioggia descende e per augel rado si poggia, date mi son le penne di colomba. Tant'alto salirò, che mi soccomba chi ha 'l giro di trent'anni, e 'n l'aurea Loggia, ove 'n se stesso un Trino Sol s'appoggia, fia tempo ch'al convito suo discomba.

ne' per elezion mi si nascose, ma per necessita`, che' 'l suo concetto al segno d'i mortal si soprapuose. E quando l'arco de l'ardente affetto fu si` sfogato, che 'l parlar discese inver' lo segno del nostro intelletto, la prima cosa che per me s'intese, <<Benedetto sia tu>>, fu, <<trino e uno, che nel mio seme se' tanto cortese!>>.

A questa voce l'infiammato giro si quieto` con esso il dolce mischio che si facea nel suon del trino spiro, si` come, per cessar fatica o rischio, li remi, pria ne l'acqua ripercossi, tutti si posano al sonar d'un fischio. Ahi quanto ne la mente mi commossi, quando mi volsi per veder Beatrice, per non poter veder, benche' io fossi presso di lei, e nel mondo felice! Paradiso: Canto XXVI

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