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Aggiornato: 2 maggio 2025


L'imperatore si teneva sempre al suo cauto metodo delle due porte aperte. Si abboccò con lo czar a Stoccarda e, nello stesso tempo, diede affidamenti tranquillanti alla corte di Vienna. Mentre a Plombières stringeva la grande congiura con Cavour, i suoi giornali di corte parlavano con freddezza glaciale delle speranze d'Italia. Napoleone III fu sorpreso egli stesso dell'effetto del suo amaro saluto di Capodanno all'ambasciatore austriaco. Alcune settimane dopo fu conchiuso il matrimonio del principe Napoleone: la sollecitudine dinastica del risalito non si smentì neppure in quei giorni pieni di fecondi disegni. Nel febbraio il discorso del trono annunziò «che l'interesse della Francia si trova dovunque occorra porgere la mano a una causa di giustizia e di civilt

Da quando assunse la corona imperiale, Napoleone III solo di rado e con qualche parola cascatagli inavvertentemente ha tradito l'imperiosa coscienza cesarea che nasconde sotto il manto del silenzio. Così avvenne nel colloquio di Plombières, quando disse a Cavour: «In Europa vivono solamente tre uomini: noi due, e un terzo che non nomino». E il giorno che la vanit

Premio a tanta condiscendenza fu il triste patto di Plombières.

La questione italiana fu iniziata, anzi posta nel Congresso di Parigi dal conte di Cavour, con il consentimento dell'Imperatore, l'Inghilterra favorendolo. A Plombières furono convenute forse l'alleganza di famiglia e l'alleganza nazionale. E la guerra del 1859 spuntò in quel firmamento ove dovevasi vedere quindi a poco la stella d'Italia brillare, quella dell'Austria impallidire.

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