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Aggiornato: 28 giugno 2025
OUTA OCCIDENTALE, pagina 186. Leggendo l'elegantissima traduzione che ultimamente Judith Gautier ha fatta di talune poesie giapponesi, tentai di riprodurre in italiano la struttura di una outa; ed aggiunsi le rime. I Giapponesi, pure ammirando i versi chinesi e talvolta imitandoli, si attengono di preferenza alla poesía nazionale che chiamasi outa.
La quale outa vuol dire: «Per cogliere i fiori di prugno, i cui colori agita l'acqua, io mi son chinata verso l'acqua; ma, ahimè!, io non ho colto i fiori e la mia manica è tutta bagnata.» Nella mia occidentale la frequenza della rima e il ritmo troppo accentuato tolgono alla strofa gran parte del suo carattere primitivo. DONNA FRANCESCA, VIII, pagina 241.
Due specie di outa vi sono: l'outayé-outa, da cantarsi con compagnía di stromenti o senza; e la yomi-outa, da leggersi. La prima è più lunga, spesso lasciva ed oscena; la seconda è più corta, si compone di pochissime linee senza rima e senza ritmo, ma d'un determinato numero di sillabe seguentisi in un ordine stabilito.
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