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Aggiornato: 22 luglio 2025


Il 10 dicembre, racconta un bonapartista in delirio, «di botto il pensiero del popolo venne fuori trionfante, potente, completo, irresistibile, come il fiore dell'aloe, che d'un colpo tonante sboccia in un attimo e si spande». Riuscito eletto il pretendente da più di cinque milioni e mezzo di voti, la capitale era schiacciata dalle provincie, la borghesia dai contadini; e, insiememente, precipitavano d'un colpo le tacite speranze dei realisti, perché l'espettazione, che il principe avrebbe spianato la via alla monarchia, riposava sulla supposizione, che avrebbe potuto ottenere non più che una debole votazione. Ora, invece, egli veniva a trovarsi potentemente collocato al disopra dei partiti, coperto dalla colossale maggioranza della nazione. La natura delle cose gli consigliò di lasciare che i vecchi partiti si dissolvessero completamente. Parenti e parassiti, lacché e cacciatori di posti, e la pompa e il fasto di una corte regale accolsero il presidente, quando salì dalla semplicit

La nuova dell'incorporazione definitiva della Lombardia nei domini austriaci, la cattura dei più ragguardevoli uffiziali dell'esercito del cessato regno d'Italia, e il fatto della riscossione delle imposte come per lo passato e senza il menomo alleviamento, avevano ingenerato il malumore nel popolo. Gli avvenimenti accaduti nel mese di marzo dell'anno 1815, o pur solo l'espettazione di essi ridestarono nei cuori degl'Italiani la speranza di giorni migliori, e con la speranza l'energia. Due personaggi fra' principali di Milano, uno de' quali portava un nome illustre nell'aristocrazia; due personaggi che gi

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