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Aggiornato: 17 maggio 2025
Delle altre opere minori del Macchiavelli scritte in quegli stessi anni non è il caso di parlare molto. Nell'Asino d'Oro, inspirato da Apuleio, l'intenzione di satireggiare Firenze s'impaluda nelle solite considerazioni politiche senza trovare un accento di vera satira: la forma è inelegante, il verso slombato. Nei Capitoli il migliore è quello dell'Occasione, il peggiore quello dell'Ambizione, tutti egualmente inquinati di ragionamenti teoretici; invece i suoi Canti Carnascialeschi richiamano involontariamente alla memoria quelli di Lorenzo il Magnifico, per far poi nel confronto ben magra figura. La novella di Belfegor arcidiavolo, nella quale la solita critica volle vedere una satira di Macchiavelli ai tormenti ricevuti dalla moglie, buonissima donna che egli amò sempre, è invece presa dal libro turco dei Quaranta Visiri derivato da fonte araba e questa da indiana, del quale il Macchiavelli ebbe forse conoscenza, almeno oralmente, per mezzo dei mercanti fiorentini allora in gran commercio con Costantinopoli. Macchiavelli stesso aveva col
La sorgente delle accuse contro gl'imputati del processo mostruoso era impura; ma i rivoli che furono raccolti nell'atto di accusa della Camera di Consiglio del Tribunale penale di Palermo prima e poscia nella requisitoria dell'avvocato Fiscale presso il Tribunale militare che ne fu la copia, giacchè l'avvocato Fiscale dichiarò che non avrebbe tenuto conto delle risultanze del dibattimento orale bastandogli il processo scritto. vennero maggiormente intorbidati e inquinati da uno spirito più che farisaico, loiolesco.
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