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Aggiornato: 20 maggio 2025
Che il conte d'Arda, vissuto fino a quarantaquattro anni la vita necessariamente dissipata dello scapolo senza sentire più presto il bisogno d'un affetto legittimo, si riducesse durabilmente a quella del marito esemplare e s'appagasse dell'ingenuo amore della giovinetta era forse naturalissimo? Ed era innaturale ed inammissibile che la sposa amante ignara del mondo circoscrivesse tutta la gioia nel suo nuovo stato? I particolari del dramma sfuggivano al Ferpierre, ma egli li ricostruiva con l'imaginazione. Un'altra donna, una donna tutta diversa dalla contessa, molto esperta, senza scrupoli, aveva sedotto Luigi d'Arda: egli aveva tentato di resistere persuaso dell'infamia che avrebbe commessa tradendo la giovanetta, dandole l'esempio del male, egli cui non solo il dovere ma anche l'interesse consigliavano di seguire la rigida via dapprima tracciatasi; ma la tentazione aveva dovuto vincerlo. Che cosa bisognava pensare del sospetto della contessa, che egli si fosse data la morte? L'anima alta di lei attribuiva allo sposo la volont
Il fatto è che Donato aveva il cervello in processione e il borsello vuoto. Nel lasciare la paterna villetta, egli si era pure reso conto, con un rapido esame di coscienza, di questo vero sacrosanto, che non gli rimaneva più un quattrinello in tasca, ma il signor padre non chiese informazioni e il signor figlio non osò darne; e Donato partì, e venne a Milano, e ci visse sei lunghi giorni e quasi il settimo, con mille idee nel capo e con un nuovissimo tesoro in cuore ma senza uno spicciolo. Per fortuna lo scetticismo degli osti non regge quasi mai allo spettacolo dell'ingenuo entusiasmo con cui gli studiosi sogliono divorare le pagnotte e il resto; nell'et
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