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Aggiornato: 10 maggio 2025


Ho detto che salutereste liberatore ed eroe l'uomo dal cui pugnale escisse, come dal dardo di Tell, l'insurrezione trionfante d'un popolo. E dico che salutereste glorioso fra tutti i popoli quel popolo che, sprovveduto d'altre armi, trovasse modo d'emanciparsi dall'oppressore straniero con soli pugnali. I vostri poeti inneggiarono in ogni tempo ai pugnali che liberarono col VESPRO la Sicilia dagli invasori Francesi. I vostri scrittori politici, Balbo fra gli altri, proposero venti volte all'Italia l'esempio della Guerra d'Indipendenza spagnuola; e fu, come la intimava il grido energico di Palafox, guerra a coltello. Tra voi e me non corre differenza se non quest'una: ch'io dico: santa è ogni guerra contro lo straniero, e onoro chi la tenta s'anche soccombe; voi dite: santa è ogni guerra che vince, e insultate ai caduti. Voi gittate l'oltraggio sugli arditi popolani Milanesi del 6 febbrajo: li avreste detti magnanimi e salvatori del paese, se avessero vinto. Voi di certo non credeste che un popolo servo dello straniero e capace di liberarsi non debba farlo, sol perchè l'armi rimaste in sue mani non raggiungono una data lunghezza; voi credete morale l'uso d'un'arme da fuoco sparata di dietro da una barricata, o di una granata avventata in una insurrezione nazionale da un tetto di casa, e gridate immorale l'uso d'un pugnale brandito sul petto al soldato straniero da chi avventura nel tentativo la vita. Voi non credete, in guerra, colpa le sorprese o infamia le mire: voi non offrireste duello al masnadiere che v'occupasse la casa, ma fareste arme d'ogni cosa a liberarvene speditamente e col menomo vostro pericolo. A voi riesce mal gradita l'insurrezione iniziata da popolani. Come piegare davanti al prestigio monarchico moltitudini che hanno raggiunto coscienza di emanciparsi da ? Dietro a tentativi come quello del 6 febbrajo, voi intravedete il fantasma, che vi turba i sonni, della sovranit

Continuarono a camminare assorti in quei profondi pensieri cui seco traggono la solitudine e la notte. Michele non cantava più, e non si udiva che il mormorio della brezza nei boschi, si sentiva che la frescura. D'improvviso furono scossi dallo scoppio d'un'arme da fuoco; Sant'Aubert fece fermare la carrozza, e si pose ad ascoltare. Il romore non viene ripetuto, ma si sente correre nella macchia. Sant'Aubert prende le sue pistole, e ordina a Michele di accelerare il passo. Il suono di un corno da caccia fa rimbombare i monti; Sant'Aubert osserva, e vede un giovine slanciarsi nella strada, seguito da due cani; lo straniero era vestito da cacciatore; un moschetto ad armacollo, un corno alla cintura, ed una specie di picca in mano, davano una grazia particolare, alla sua persona, secondando l'agilit

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