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Aggiornato: 8 maggio 2025


Ma fatte d'umor memorie antiche Dentro il seno del tempo anco ben chiare, Benchè per uso a gioventute amiche, Al giovinetto cor poco eran care; Ben, se mai giunse ne le piaggie apriche Ove Scamandro se ne corre al mare, Ei chiedeo, come ardesse, ed in qual loco L'armata argiva per l'Ettoreo foco;

Il duca era fuori di dalla gioia. Ma bravo, il mio Aloise! gridò, accostandosi a lui e con atto amorevole battendogli della palma sul braccio. Tu mi maravigli, quest'oggi. Ci voleva proprio il ricordo di Elena Argiva, per farti render giustizia.... ad Andromaca!

V'era in questa umile scena qualcosa di più augusto che non fossero tutti i miei ricordi letterarii. Eppure quei ricordi mi preoccupavano con delle analogie singolari. Come la vedetta argiva attendeva il re dei re per denunziarlo al pugnale dell'adultera mogliera, mille astronomi dall'alto delle loro specole, indagano Iddio per tradirlo alle trafitture micidiali della scienza epicurea.

Costei tra boschi, e su l'Emonia riva Incantando abitava erma caverna, E fama indegna per la terra argiva Gloriosa la fea ne l'arte inferna; Ma tempo fu che 'l buon Geloo sen giva Lunge col piè da la magion paterna Fuggendo di matrigna empio disdegno, E col

97 Vedesi altrove da la patria riva pugnar incontra la più forte armata, che contra Turchi o contra gente argiva da' Veneziani mai fosse mandata: la rompe e vince, ed al fratel captiva con la gran preda l'ha tutta donata; per vedi altro serbarsi lui, che l'onor sol, che non può dare altrui.

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