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Nel tempio di Flora, in un meriggio d'estate. Si penetrava aprendosi un passaggio tra gli arbusti dai rami strettamente allacciati, sotto l'ombra delle acacie. Tutt'intorno si distendeva circolarmente una parete di verzura, come un immenso merletto vegetale a cui l'azzurro del cielo faceva da fondo. Nel centro, un gigantesco palmizio dal fusto eretto come una colonna rôsa dal tempo, e i cui rami, incurvandosi in alto, mettevano una cupola su quel verde recesso. D'ogni intorno, null'altro che il verde: il verde scuro dei ligustri, il verde cinereo degli eucaliptus, e il verde tenero, quasi giallo, di certe robinie. A destra, un cantuccio d'Africa, una siepe di cactus erti come pilastri, rampanti come rettili, orridi, contorti, spinosi; e poi ancora le agavi, i banani, gli aloè. A sinistra, un angolo di Norvegia; dei pini, degli abeti, una variet

Il vento fa roteare i rami della palma come una fionda nera per scagliare la pietra tagliente della luna contro il cuore distratto del mare. Quando il vento tace, le agavi innalzano i loro candelabri d'oro, e la luna li accende. Quando il vento tace, il mio cuore non ha pace. Scorge ad un tratto Lanzirica, e getta un grido di paura. Ah! sei tu, Lanzirica! Ho il terrore dei serpenti. Non temere.

Tra le agavi e i cactus. Ho trovato! Sono sicuro. Non si sono ancora allacciati. Ne ho gi

Fuori dei boschi, nei cespugli sparsi, nei licheni arrampicanti, nei grossi ciuffi di rododentro, nelle ágavi, nelle ériche, nelle felci, nelle macchie brune e sinuose del muschio, nell'atteggiamento rigido dei rami delle brughiere si disegnavano ombre vaghe di persone oranti, di braccia erette al cielo, come se dalla natura tutta venisse in quell'ora e in quel luogo un irresistibile bisogno di preghiera.

Intonarumori: Ronzatori, Gorgogliatori, Rombatori, Gracidatori, Frusciatori, Ululatori. Intreccio voluttuoso e perfido di rami riflessi, sogni e corpi vivi. Folto verde della Foresta dei Serpenti. Vicino alla ribalta, una capanna cubica di stuoie e bambù. A destra della capanna, intrichi di liane, agavi, acacie e cactus sembrano soffocare e strangolare una casa abbandonata.

I rami della palma sono mani nere che lavano le sabbie aurifere del cielo e nel lento lavoro appare l'oro tremante della luna. Il vento fa roteare i rami della palma come una fionda nera per scagliare la pietra tagliente della luna contro il cuore distratto del mare. Quando il vento tace, le agavi innalzano i loro candelabri d'oro e la luna li accende.

Lanzirica si allontana a testa bassa, rimane un istante immobile, poi gira cautamente dietro alla capanna, e, dopo aver sfiorato Bagamoio che monta la guardia, si accovaccia fra i cactus e le agavi, per ascoltare Kabango e Mabima. coricata vicino a Kabango nell'apertura della capanna. Ciò che ha detto Lanzirica è falso, Kabango. Ora mi sento rinfrancare. Ti seguirò dove vorrai.