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Le mani di Stazza mi si protendevano, tremanti. Lasciai cadere in quelle le mie, e le strinsi, due, tre volte. Guardai in faccia il colosso: era turbato, ma si sforzava di parer tranquillo. Soltanto s'era arrossato un poco più agli zigomi. Si passò una mano sulla fronte, si guardò intorno, tornò a voltarsi verso la tavola del direttore, smarritamente.
E, rilevandomi, accostai le mie labbra ai suoi cigli, le bagnai nel suo pianto, mentre le mie dita smarritamente la toccavano. Una pieghevolezza strana era venuta alle mie membra, una specie di fluidit
Tra il volto curvo e il grembo piegato, la sua voce ha una risonanza singolare, quasi argentina, simile a una nota d’infanzia; poi subito si rincupisce. Non mi potevo muovere quando mi sono svegliata. Ero tutta annodata. Perché? E chi piangeva? Vacilla e si tocca le tempie con le dita smarritamente. Ma se non fosse che la febbre? No, non ho più febbre. Non ne devo avere.
Sorpresa dalla profonda alterazione della mia voce, ella si ritrasse un poco e mi guardò. Io dovevo avere la faccia più bianca e più sconvolta della sua, perchè ella mi disse rapidamente, smarritamente: Nulla, nulla. Tullio, non ti spaventare. Non è nulla, vedi.... Sono i miei soliti dolori.... Sai, è è una delle solite crisi.... che passano. C
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