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Cavò di tasca un suo libretto di marocchino a fermagli d'oro e legato alla cintura con una catenella d'oro a grandi anella, lo aperse, lo percosse con la sua verga criselefantina di squisito lavoro, lo scartabellò, mormorando sempre: Per questa verga magica, Pel nome del Re nostro, Libro degli incantesimi, Dal tuo sincero inchiostro Dove que' prenci fuggano Tosto mi sia dimostro.

Va, chiama il tromba, fa che lo squadrone si raduni e salga in arcioni, e precipitati a galoppo sfrenato dietro il fuoco fatuo, ch'io ti darò per guida.» E, così dicendo, percosse il suolo con la magica bacchetta criselefantina, mormorando: Da le profonde viscere Di acquitrinoso suolo, Levati, o fuoco fatuo, Splendido e ratto a volo.

Cattera, la fata Scarabocchiona li aveva tocchi con la verga d'oro e d'avorio, ventiquattruplandone il vigore, il valore, la disciplina, l'ardire, sicchè si sentivano da più di loro, più che uomini. I destrieri vergheggiati anch'essi alla criselefantina, nitrivano, innivano, scalpitavano, scodinzolavano, scuotevan le giubbe, drizzavan le orecchie, tutti brio.

Vai, vai puredisse la Scarabocchiona, ed alzando la verga criselefantina mormorò certi versetti: O rosei draghialigeri Che il plaustro mio traete; Da' vostri eterei pascoli Qui qui presto accorrete!

«Ed io ti giuro, che, se non fossi qua io per assisterti, non tornare potresti bene; ma tornare con esso lei non ti riuscirebbe. Ma io toccherò dragoni e cavalli con questa mia verghetta criselefantina e ne ventiquattruplerò le forze.