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Aggiornato: 4 maggio 2025
Olim nummularii singulos stateres aureos decem ac ducentis obolis, quos 'pholes' vocant, exactoribus pendebant: principes, quod sibi fore compendio vident, centum et octoginta commutari decernunt, scilicet parte sexta cuiuslibet aurei numismatis subditis omnibus decocta». Pare non sia senza qualche difficoltá questo passo di Procopio, ove dall'aver Giustiniano ridotto gli stateri d'oro a 180 oboli, che prima si cambiavano per 210, sembra aver egli deteriorato in questo modo a' sudditi ogni moneta d'oro una sesta parte.
Né mi darebbe fastidio che 30 oboli siano la settima non la sesta parte di 210, perché almeno sono la sesta di 180 residui; ma pare difficile a capire come a Giustiniano tornasse utile, «quod sibi fore compendio vident», il cosí diminuire il valore alle monete d'oro.
Parola Del Giorno
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