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Aggiornato: 18 giugno 2025


Non erat huic toto quisquam affrontandus in orbe forcibus aut potius destrezza corporis ipsa. Vir iuste membrosus erat, mediocriter altus, largus in expassis relevato pectore spallis, at brevis angustos stringit centura fiancos; nerviger in gambis, pede parvus, cruribus acer; rectus in andatu, levibus qui passibus ipso vix sabione suas poterat signare pedattas.

Tornato a Napoli trovai, fra le parecchie che il mio portinaio aveva avuto la splendida idea di serbarmi per tre mesi nel suo casotto, una lettera di Totò. Questa volta egli scriveva manu propria, con la sua bella calligrafia chiara e grande, indizio, come osservano i grafologi, d'una passionalit

Sorrideva, ma con tal sorriso che mi gelò il sangue. Le sue mani scarne tremavano. Totò Galiero! esclamai Totò ha fatto questo!...

Parlava forte. La sua voce s'era riscaldata e tutta la sua persona vibrava. Mi parve di udire un fruscìo di gonne, fuori la porta della celletta. Qualcuno che forse origliava , nella penombra, ora s'allontanava in fretta. E Totò mi parlò della sua vicina, a lungo. Un angelo.

Totò cuor d'oro, se non mi sbaglio esclamò Totò cuor d'oro!... Il poeta! Accidenti! Totò cuor d'oro! Sulla soglia della sua stanza mi salutò con la mano. La riverisco, sa! E lei me lo riverisca! Suonò una risata ironica, sghignazzante, terribile. Il vecchio sparve nella sua camera. La porticina si chiuse, sbattuta forte.

Tutti i giorni gli portava il caffè, gli sedeva accanto, lo consolava, gli leggeva i libri e i giornali, gli scriveva le lettere, badava alla sua biancheria, gli spazzolava gli abiti... Dunque un idillio? Mah! fece lui, sorridendo. Bella? Totò sorrise ancora, amaramente. E io m'accorsi della mia storditaggine. Che poteva sapere, il povero cieco, del fisico dell'angelo?

Parola Del Giorno

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