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Aggiornato: 14 giugno 2025


Comandante l'artiglieria il colonnello Lodovico Calandrelli; quello della cavalleria il generale Bartolucci; capo dello Stato Maggiore generale il colonnello Pisacane. Generale in capo Pietro Roselli.

Il Roselli generalissimo s'accinse senza ritardo, come voleva il governo, alla spedizione contro il Borbone. Pensò di attaccare i Napoletani, accampati fra Porto d'Anzio e Valmontone, sulla loro destra, spuntarli da questo lato e tagliar loro la ritirata: capitanava diecimila fanti, mille cavalli e dodici pezzi d'artiglieria.

Intanto che Garibaldi era intento a riprendere l'offensiva, ecco il fuoco dei Napoletani rallentarsi, le loro linee concentrarsi, la strada di Terracina nereggiare, e tutto accennare a precipitosa ritirata. In quel punto arrivava Roselli sul luogo dell'azione.

Questo però non era rimasto immobile come il Roselli nel silenzio del suo studio aveva calcolato; ma appena avuto sentore dell'avanzarsi dei Romani, aveva frettolosamente abbandonato la linea dei Colli Latini, e s'era da tutte le parti ripiegato su Velletri. Era una notizia importantissima: il piano di campagna del generale Roselli poteva dirsi fallito prima che tentato: occorreva farne un altro, ma suprema necessit

Roselli, generale in capo dell'armi repubblicane e uomo degno di tempi migliori, diede, protestando, la sua dimissione e quella di pressochè tutti gli ufficiali del piccolo esercito; Pisacane la diede con essi, e ripigliò le vie dell'esilio.

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