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Aggiornato: 15 giugno 2025
Allorquando, nel Giocatore di Ifland, egli gridava le parole: impreco a voi, pareti, che udiste i miei primi vagiti, ecc., pareva che quella maledizione, lanciata dal proscenio con tanto impeto di voce, dovesse echeggiare oltre le mura del teatro quale una minaccia di esterminio a tutti i despoti della terra.
Allo scoccare delle otto e mezzo, dopo aver intascate le monete che erano nel bacile, abbandonai il posto di portinaio, e salii sul palco scenico per dar principio al trattenimento. Vuotai una seconda bottiglia, indi rimossa la tela, mi presentai sul proscenio onde annunziare al pubblico le indispozioni sopravvenute agli artisti colleghi, e prevenirlo degli inconvenienti accaduti.
Un uomo contuso, sanguinolento è riuscito a farsi innanzi... ha sorpassato la barriera frantumata... si è spinto fino al proscenio del padiglione... e salito sul destriero della vezzosa cavalcatrice... ha stretto al labbro il profilato piedino ch'ella ha vibrato nell'aria...
Da Manicopoli! gridò un volonteroso di alto grado, avanzandosi verso il proscenio e presentando un dispaccio al Presidente del Comizio. Leggete! leggete! gridarono dal teatro trentamila voci. Il Presidente sciolse il piego, gettò uno sguardo sulle cifre, e pallido, con voce tremante, lesse quanto segue: «Malthus redivivo suicidatosi ignote cause, attendonsi schiarimenti. «Il seniore SAFFUS».
Frattanto, a chetare il tumulto comparve Barudda al proscenio, e senza riguardo alcuno per Filippo II e per la prima donna, salutò l'udienza con uno dei soliti suoni, per vibrare i quali egli non aveva neppur bisogno di farsi arco alle labbra col pollice e coll'indice tesi. Quello era il quos ego di Nettuno ai venti scatenati, e bastò a ricomporre ogni cosa.
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