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Aggiornato: 4 giugno 2025


Il Duce dei Mille aveva cantato con un tono troppo alto Italia e Vittorio Emanuele; l'equivoco non poteva più essere mantenuto, era un caso di coscienza bello e buono: e Ghegola, che avrebbe sdilinquito per Casa Savoia se si fosse trattato di porre a rischio la pelle per la repubblica, questa volta si mostrò un repubblicano intransigente per non esporre la pancia in servizio della monarchia.

Ghegola finse, in sulle prime, di accomodarsi volentieri a quel buon consiglio e di esitare soltanto nella scelta fra la cavalleria e i bersaglieri; ma poi, visto che ogni bel giuoco, anche quello del tentenna, non può durare un pezzo, allora, cominciò a rallentare la sua intrinsichezza cogli ufficiali, finchè uscì in certe proposizioni che lo fecero mettere al bando dell'esercito, tanto di quello a piedi che a cavallo.

Lo deridevano, lo prendevano in giro, lo tormentavano in mille modi. Ma Ghegola, di rimando, faceva l'incompreso, l'uomo superiore al pubblico flagello, e solamente quando la discussione si accendeva, ed egli, messo proprio fra l'uscio e il muro, non sapeva più che rispondere, allora tirava fuori i suoi paroloni da smargiasso e le sue arie da ammazzasette.

Ma quando, pochi mesi dopo, Garibaldi richiamò la gioventù italiana sotto le armi per la campagna delle Due Sicilie, il nostro esule rimase a Brescia scandalizzato e molto malcontento anche di Garibaldi, perchè, lo diceva Ghegola al Caffè del Duomo, cominciava a compromettere la causa.

Parola Del Giorno

branchetti

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