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Fin dal 5 aprile, Ficquelmont annunziava da Vienna al conte Dietrichstein, ambasciatore austriaco in Londra, l'invio d'un commissario imperiale in Italia incaricato di negoziare per una riconciliazione sulle più larghe basi possibili , e pregava perchè lord Palmerston appoggiasse le sue proposte. Non so se il commissario giungesse in Italia o con chi favellasse; ma le larghe basi non eccedevano allora i limiti dell'indipendenza amministrativa. Se non che da un altro dispaccio spedito lo stesso giorno al Ficquelmont dal barone di Brenner, incaricato d'Austria in Monaco , appare un primo indizio o tentativo o desiderio di non foss'altro scambievoli cortesie fra i due nemici per iniziativa di Torino: e merita attenzione. Era una comunicazione scritta delle intenzioni di S. M. Sarda risguardanti le relazioni pacifiche da mantenersi sul mare; ma i modi della comunicazione e parecchî accessorî, e l'interpretazione data al buon ufficio dall'Austria, moverebbero sospetto d'altro. Il marchese Pallavicini, incaricato della comunicazione, s'indirizzava al Severine, ministro di Russia in Monaco, perchè manifestasse come intermediario all'Austria il desiderio della corte di Torino, e gli ottenesse un colloquio col Brenner. L'abboccamento aveva luogo il 5 non gi

Aminta la vide ricomparire, due minuti dopo, alla sponda del suo letto. , diss'ella, ripigliando il discorso, è un conte Malatesti, di Modena. Lo ricordo benissimo, ora; è un soldato volontario del 13^o Reggimento; occupa il primo letto della corsia. Aminta era preso da una strana inquietudine. Tutti quei particolari eccedevano, oramai; gl'impedivano di saper subito l'essenziale.

Come stesse allora la Valtellina pensatelo! Tutto era pieno d'armati baldanzosi ed ingordi: Francesi e Grigioni a gara le succhiavano il sangue, eccedevano in prepotenza rube e sacrilegi, i nobili, per lo meno male s'erano fuggiti, ricovrando alle Tre Pievi ed al Milanese, dove non cessavano d'industriarsi a pro della patria.