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Aggiornato: 23 maggio 2025


Quando Ivan ebbe raggiunto il luogo indicato dal principe, e' discese e legò i cavalli ad un vecchio abete morto, dai rami scorticati, imbianchiti, senza foglie, che tremavano e risuonavano alla brezza come le ossa di uno scheletro, a cui l'abete somigliava. Due cavalli! uno per Ivan, l'altro per il sopravvivente. La briska, pel cadavere!

Il suo cocchiere russo ed il suo cameriere francese, che erano sulla briska, lo avevano trasportato al castello, credendolo morto, e si era mandato in cerca di un chirurgo, piuttosto per constatare il decesso, che per medicar la ferita. In una cittaduzza a qualche versta dal castello di Lavandall dimorava il dottore Taddeo Varnetrahler.

Maud si slanciò ad un balcone che sporgeva sulla grande spianata del castello, ed incollò ai vetri il suo viso allividito dal freddo. Alle dieci, ella vide uscire la briska del conte Alessandro, e dirigersi verso la foresta.

Non una parola si erano detto nella briska. Spuntando sullo sboscato, scorsero Ivan che vi spuntava da un altro viale, galoppando a briglia sciolta. Alessandro sospirò. Pietro fece un ghigno di sprezzo.

Fece una finta di coupé, ma assai larga, per lasciare il suo petto scoverto. Il principe allungò un colpo dritto, e forò suo fratello da banda a banda. Alessandro cadde. Il principe abbandonò la guardia della spada, volse le spalle, salì a cavallo e mormorò: All'altra, adesso. E disparve. Un minuto dopo, chiamava i famigliari del conte con la briska.

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