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Ed avendo patteggiato poi co' visigoti spinti a spalle dagli unni, e conceduto loro di passare e stanziare sulla destra del Danubio, egli fu in breve assalito, vinto ed ucciso da essi ribellati. Questo fu il primo stanziamento grande fatto da' barbari di qua da' limiti di Augusto.

«Noi domandiamo che gli impieghi di cappellani nel Congresso, nelle legislature degli Stati, nella marina, nell'esercito, nelle prigioni, negli asili e in tutte le altre istituzioni mantenute col pubblico denaro, vengano aboliti. «Noi domandiamo che cessi ogni stanziamento di danaro pubblico per qualsiasi istituzione di educazione e di carit

Fu tale non soltanto speculando, ma scrivendo; che è forse troppo per chi ha l'ufficio del fare, superiore a quello dello scrivere. Lucio Vero fu dissoluto. È incontrastabile: due de' maggiori danni dell'imperio, il trono diviso e lo stanziamento de' barbari, furono inventati innocentemente dal principe filosofo. Premorto Vero, morí Marco Aurelio nel 180; lasciò l'imperio al figliuolo Commodo.

Non mi tocca riferire gli avvenimenti, altronde ben noti, di cui fu teatro il Piemonte in quel tempo. Mi basta indicare l'aiuto dato dalle truppe austriache al re di Piemonte; e la parte che esse ebbero nel ristabilimento dell'antico ordine di cose. Il re di Piemonte spietatamente si ricattò sopra i suoi sudditi della debolezza de' suoi mezzi, per cui era astretto ad invocar forze dall'Austria. Questa poi, paga di occupare, benchè momentaneamente il Piemonte, paga del male esito delle macchinazioni dei rivoluzionari, e della cognizione acquistata degli accordi tra i sollevati piemontesi e i malcontenti lombardi, paga, infine, di vedere il re, suo protetto, arrischiarsi sulla sdrucciolevole china dei supplizi capitali e delle confische, astenevasi da ogni provvedimento di tal fatta, ostentando così clemenza e dolcezza. Alcuni mesi di tal guisa trascorsero, dopo i quali il re di Piemonte parve desiderar la partenza delle truppe austriache, e ne fece domanda, che fu incalzata da quelle degli altri sovrani d'Europa, sospettosi forse che la dimora delle truppe austriache in Piemonte si protraesse oltre il dovere. L'Austria però non intendeva a ritirare presto le sue soldatesche. E giova qui notare quanta importanza pone l'Austria nelle brevi sue occupazioni delle varie parti del territorio italiano. Non appena le si affaccia l'occasione d'inframmettersi negli Stati pontifici, nel reame di Napoli, nel Piemonte, nel ducato di Modena, in quello di Parma, essa premurosamente l'afferra. Allorchè le cagioni per cui fu chiamata non esistono più, allorchè il principe che ne ha invocato l'aiuto, e i sovrani emoli dell'Austria, e l'Europa intiera la richieggono di ritirarsi, essa studiasi di mandare in lungo le cose, allega un pretesto, accampa un qualche diritto, oppone un qualche ostacolo; in somma, benchè essa sappia che il suo definitivo stanziamento negli Stati che non le sono stati concessi dai trattati di Parigi e di Vienna, non potrebb'essere tollerato, pure si sforza di rimanervi quanto più lungamente sia possibile. È questa mera fanciullaggine; perocchè, sapendo l'Austria per certo di non potere definitivamente impadronirsi di questi Stati, qual maggior pro può essa mai trarre da un'occupazione durata tre mesi, che non da una durata un mese solo? Spera essa forse che, protraendo di giorno in giorno la partenza, si far