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La guerra fra i due principî era generale in Europa: l'entusiasmo suscitato dai moti italiani, e segnatamente dall'insurrezione lombarda e dai prodigi delle cinque giornate, era immenso; e l'Italia poteva, sapendo e volendo, trarne quanta forza era necessaria a controbilanciare ogni forza di riazione nemica. Ma per questo bisognava, checchè temessero i meschini politici moderati, dar carattere apertamente, audacemente nazionale, a quei moti, tanto da spaventare i nemici e offrire un elemento potente d'ajuto agli amici. Gli uni e gli altri presentivano maturi i tempi, e cominciavano a credere che l'Italia sarebbe; ma l'Italia, non il regno del nord. Ricordo le confortatrici parole a me rivolte nelle sue stanze, due giorni prima ch'io rimpatriassi, da Lamartine in presenza, fra gli altri, d'Alfred de Vigny e di quel Forbin Janson ch'io doveva più tardi ritrovarmi davanti predicatore di restaurazione papale e cospiratoruccio raggiratore in Roma. «L'ora ha battuto per voi diceva il ministro ed io ne sono siffattamente convinto, che le prime parole da me commesse al signor d'Harcourt pel papa a cui l'ho spedito sono queste: Santo padre, voi sapete che dovete essere presidente della repubblica italiana». Il d'Harcourt aveva ben altro che dire al papa per conto della fazione che avvolgeva Lamartine nelle sue spire mentr'ei s'illudeva di padroneggiarla. io dava importanza più che di sintomo alle parole di Lamartine, uomo d'impulsi e di nobili istinti, ma fiacco di fede, senza energia di disegno determinato, e senza conoscenza vera degli uomini e delle cose. Bensì, egli era l'eco d'una tendenza prepotente, in quei momenti di concitamento, sulle menti francesi; e una bandiera di nazione risorta, un programma, se non risolutamente repubblicano, come quello almeno della costituente italiana, avrebbe, in Francia, fatto forza ad ogni più esitante governo. Da cose grandi nascono cose grandi. Il concetto pigmeo dei moderati agghiacciò gli animi per ogni dove e comandò politica diversa alla Francia. Il POPOLO ITALIANO era alleato più che forte a salvare la repubblica da ogni pericolo di guerra straniera; un regno del nord, in mano di principi mal fidi e avversi per lunga tradizione ai repubblicani di Francia, aggiungeva un elemento pericoloso alla lega dei re. La nazione da quel giorno ammutiva e lasciava libero il suo governo di commettere i fati della repubblica all'ignoto avvenire e non aver politica alcuna per l'estero. L'Inghilterra, comechè l'idea d'una Italia possa ingelosirne il governo, non era tale da contrastare a una solenne manifestazione nazionale: politica perpetua inglese è quella di creare ostacoli al sorgere d'ogni fatto che introduca un nuovo elemento nell'assetto europeo, e di riconoscere prima quel fatto, sorto che sia e potentemente iniziato. E le due cagioni che rendevano meno avversa l'Inghilterra alla formazione del nuovo regno l'impianto d'una barriera alla Francia conquistatrice e la necessit