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Che se il sig. Boncompagni non voleva leggere il Vangelo, ti dia la peste! avesse almeno letto il proemio al lib. 3. delle storie del Macchiavello, che ci avrebbe appreso come le contese tra popolo, e nobili augumentassero Roma però che vi definissero con una legge, mentre all'opposto nabissarono Firenze dove si terminavano con la morte, e l'esilio dei cittadini.

Così il Sig. Boncompagni non adoperava: e se bene o male facesse sar

Ora se il sig Boncompagni non legge il Vangelo, il Macchiavello, oh! che sia benedetto, che cosa legge egli per governare i popoli? Forse il giornale agrario toscano? Buon libro, sa ella? Boncompagni ha fatto.

Questa lettera dettata espressamente perchè al Guerrazzi si partecipasse, ei la conobbe. Ahimè! Anche questo doveva toccare al Guerrazzi, che un Boncompagni gli avesse ad insegnare come si ami la Patria! Adesso per debito di carit

Dopo pochi giorni comparve l'amnistia con la quale un governo provvisorio eletto dal Municipio di Firenze perdonava ad un governo provvisorio votato dal Parlamento, confermato dal Senato, acclamato dal popolo quei medesimi atti ch'egli stesso operava; e parve all'universale una cosa matta. Questa amnistia bandivasi in grazia della concordia, e pure taluno opinava non doversi mettere in pratica se non a guerra finita! E tale altro trepidava, che l'accettassero gli esuli! Un vecchio amico del Guerrazzi, commosso del soprassello d'ingiuria che si recava al nostro compatriotta, ne scrisse al sig. Boncompagni suo conoscente, perchè trovasse modo onesto di ripararvi, e n'ebbe questa risposta in data 6 maggio 1859. «Il decreto del governo provvisorio apre le porte della Toscana a tutti gli esuli: ma se il Guerrazzi vorr