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Aggiornato: 9 maggio 2025
Ora, il mito di Cibele o della Madre degli dei è, per Giuliano, la rappresentazione simbolica del procedimento pel quale l’idea si concretizza nella materia e ritorna poi alla sua essenza primitiva. È noto che, secondo la leggenda, Cibele, innamorata castamente di Atti, gli aveva imposto di non conoscere donna alcuna. Ma Atti s’era invaghito della ninfa Sangaride, e, penetrando nell’antro, dimora di lei, le si era congiunto. Da qui lo sdegno di Cibele, a placar la quale, Atti aveva dovuto evirarsi, dopo di che egli era stato riammesso agli onori di prima. È noto anche che questa storia era, in origine, un mito naturalistico, che rappresentava il succedersi delle stagioni, mito che, come era avvenuto di tanti altri, era poi stato umanizzato e drammatizzato dalla fantasia orientale ed ellenica. Giuliano pretende di veder, in quel mito, l’espressione di un concetto filosofico, e, per riuscire a dimostrarlo, lo tormenta con una sottigliezza di interpretazione bizzarra e faticosa. Tuttavia, anche qui non è privo d’interesse il cogliere lo sforzo che questi rinnovatori del Paganesimo andavan facendo per introdurre nei miti antichi un pensiero che questi non potevano contenere, per versare propriamente del vino nuovo in vasi vecchi, gi
Ed oggi tutti i giovani che si affacciano alla vita con gesto e intento di rinnovatori affettano indifferenza per il problema religioso ed ecclesiastico, quando non giungono alla aperta confessione di simpatia per la chiesa di Roma; e i seguaci di questa, vuoti di inquietudine spirituale, si servono sfacciattamente del vincolo religioso e dei mezzi ecclesiastici per la loro conquista terrena, di prevalenza politica e di dominio. E di fronte ad essa stanno l'indifferenza degli scettici e una democrazia preoccupata d'altro e un anticlericalismo che dommatizza a sua volta ed eccita odî religiosi, perchè non è giunto ancora al concetto della laicit
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