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Aggiornato: 9 giugno 2025
²⁵⁸ Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXVII. G. Alessi, Prontuario di alcune noterelle ammassate brevemente alla rinfusa, n. 6. ms. Qq. 15 7 della Bibl. Com. di Palermo. ²⁵⁹ Hager, Gemälde, p. 117.
⁹⁶ Ms. Qq. D. 102, p. 69 della Biblioteca Comunale.
Altri componimenti ribattono sul medesimo chiodo; ma son colpi delicati che si riducono a biasimare, indirettamente rafforzandolo, lo sfarzo dei nobili figli di S. Benedetto, sfarzo rimasto proverbiale quanto il letto dei Predicatori e le mense dei Cappuccini: ¹⁵⁰ Mescolanze dei secoli XVI, XVII, XVIII, n. LXXXIII. Ms. Qq H 158 della Biblioteca Comunale.
Michele Schiavo, giudice per modo di provvisione della R. Monarchia, nel 1763 lasciava una memoria: Per la Deputazione del Regno affin di limitarsi le doti, e le enormi spese che si verificano nei monacati delle figliuole. Ms. Qq D 146. n. 8, della Bibl. Comunale di Palermo.
²¹² Alessi, Notizie della Sicilia, n. 74. Ms. Qq H 44 della Biblioteca Comunale di Palermo.
⁴⁴⁸ Vedi sonetto siciliano inedito nel ms. segnato 2 Qq D 30 della Biblioteca Comunale di Palermo, e Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXVII, p. 4, e v. XXVI, pp. 198-200. ⁴⁴⁹ Hager, Gemälde, p. 192. ⁴⁵⁰ Avviso a stampa in data del 18 marzo 1796, a firma del Vicario generale della Diocesi di Palermo.
³⁸⁸ Villabianca, Diario, a. 1771. Ms Qq D 97, p. 423 della Biblioteca Comunale di Palermo.
⁸⁸ Il parrocco G. Alessi ci lasciò questa nota, che non vien confermata da nessuno: «Oggi la voce farsa è andata in disuso; chiamasi zanni e suol farsi nel piano della Marina ed in quello dei Bologni.» Aneddoti, n. 35, Ms Qq H 43 della Biblioteca Comunale. Qq D 111, p. 365.
Qq D 136, n. 12 della Biblioteca Comunale di Palermo. Ma v’erano monasteri d’origine inferiore, che tanto lusso non potevano permettersi: ed anch’essi, nelle loro modeste sfere, godevano rinomanza, quale per lo sc
¹⁶¹ Villabianca, Opuscoli palermitani, v. VII. Ms. Qq. E, 7, 9 della Biblioteca Comunale. Giacchè come non a tutti era consentito di presentarsi a lavorare senza essere prima riconosciuti lavoranti, così in seno alle Maestranze nessuno poteva dirsi maestro. Maestro era il più alto grado della scala della maestranza, ed a questo non si giungeva se non dopo alcuni anni di lavorantado.
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