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Tanto è a Dio più cara e più diletta la vedovella mia, che molto amai, quanto in bene operare è più soletta; ché la Barbagia di Sardigna assai ne le femmine sue più è pudica che la Barbagia dov’ io la lasciai. O dolce frate, che vuo’ tu ch’io dica? Tempo futuro m’è gi

E io: «Tanto m’è bel, quanto a te piace: tu se’ segnore, e sai ch’i’ non mi parto dal tuo volere, e sai quel che si tace». Allor venimmo in su l’argine quarto; volgemmo e discendemmo a mano stanca l

Per chi dispera tutto è rovina! Cammina e spera, spera e cammina. Arunto Clea Grazie, buon vecchio. La pace è con noi. Arunto Che splendida creatura! Clea Mi sembri inquieto. Che fai? Arunto La figura di uno stranissimo mago m’è apparsa or ora. M’ha parlato di voi, ed è sparito. Clea (mal frenando la curiosit

Ma poi che nostro fato è andar pel mondo, tu con la tua cazzuola e col secchiello di calce, io col pensier che m’è coltello infisso ove lo spasmo è più profondo: andare andar, fin che la morte a schianto ci abbatta colla faccia sulla pietra, per consolar la tua tristezza tetra ti tesserò col canto un dolce incanto. .... Non vedi?... Dalla porta spalancata entrano, a gruppi, taciti fratelli.

Dal primo giorno ch’i’ vidi il suo viso in questa vita, infino a questa vista, non m’è il seguire al mio cantar preciso; ma or convien che mio seguir desista più dietro a sua bellezza, poetando, come a l’ultimo suo ciascuno artista. Cotal qual io lascio a maggior bando che quel de la mia tuba, che deduce l’ardüa sua matera terminando,

E io a lei: «Se ’l mondo fosse posto con l’ordine ch’io veggio in quelle rote, sazio m’avrebbe ciò che m’è proposto; ma nel mondo sensibile si puote veder le volte tanto più divine, quant’ elle son dal centro più remote. Onde, se ’l mio disir dee aver fine in questo miro e angelico templo che solo amore e luce ha per confine,

Il mio presentimento m’ingannava forse? Non m’inganna mai. Avevo lasciato il mio cuore qui, il mio cuore in lutto e la mia vita vera, ma nel fondo io non desideravo di venire a ritrovarli, per paura di fallare o prima o poi contro l’uno e contro l’altra. La cenere che m’è cara non soffre d’essere smossa. Per ciò io non t’ho sollecitata, non t’ho spinta a ridarci queste mura che non sembrano alzate se non per ricevere un ospite senza misericordia. Lo schianto era avvenuto, il distacco era stato sofferto, il passato aveva gi

Se il suo spirito è presente, se questa grande cosa che riempie la sera è la sua anima veggente, se la mia stessa ambascia m’avverte ch’egli m’è vicino, gli domando di assolvermi dal fallo che commetto contro di lui rivelando il segreto ch’egli volle suggellare in me col giuramento.