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«Se fosse tutto pieno il mio dimando», rispuos’ io lui, «voi non sareste ancora de l’umana natura posto in bando; ché ’n la mente m’è fitta, e or m’accora, la cara e buona imagine paterna di voi quando nel mondo ad ora ad ora m’insegnavate come l’uom s’etterna: e quant’ io l’abbia in grado, mentr’ io vivo convien che ne la mia lingua si scerna.

Li prieghi miei tutti glien’ porta il vento, Nullo n’ascolta, ne vuole udire: Per che ogni ora cresce ’l mio tormento; Onde ’l viver m’è noia, so morire....

per te si veggia come la vegg’ io, grata m’è più; e anco quest’ ho caro perché ’l discerni rimirando in Dio. Fatto m’hai lieto, e così mi fa chiaro, poi che, parlando, a dubitar m’hai mosso com’ esser può, di dolce seme, amaro». Questo io a lui; ed elli a me: «S’io posso mostrarti un vero, a quel che tu dimandi terrai lo viso come tien lo dosso.

io cominciai, come colui che brama, dubitando, consiglio da persona che vede e vuol dirittamente e ama: «Ben veggio, padre mio, come sprona lo tempo verso me, per colpo darmi tal, ch’è più grave a chi più s’abbandona; per che di provedenza è buon ch’io m’armi, che, se loco m’è tolto più caro, io non perdessi li altri per miei carmi.

Mamma.... Signora.... Signora Renzi Io non so essere giudice fra voi due: sono una borghesuccia abituata alla vita casalinga; ma, fra tante cose che avete dette, una sola cosa m’è sembrata semplice ed importante:

Nella miseria mia solo il patire per te m’è dato, e in esso consumarmi: perchè tu possa, o figlia, perdonarmi d’averti messa al mondo per morire. Non ti basto, lo so. Gi

«Se fosse tutto pieno il mio dimando», rispuos’ io lui, «voi non sareste ancora de l’umana natura posto in bando; ché ’n la mente m’è fitta, e or m’accora, la cara e buona imagine paterna di voi quando nel mondo ad ora ad ora m’insegnavate come l’uom s’etterna: e quant’ io l’abbia in grado, mentr’ io vivo convien che ne la mia lingua si scerna.

Tanto è a Dio più cara e più diletta la vedovella mia, che molto amai, quanto in bene operare è più soletta; ché la Barbagia di Sardigna assai ne le femmine sue più è pudica che la Barbagia dov’ io la lasciai. O dolce frate, che vuo’ tu ch’io dica? Tempo futuro m’è gi

E se licito m’è, o sommo Giove che fosti in terra per noi crucifisso, son li giusti occhi tuoi rivolti altrove? O è preparazion che ne l’abisso del tuo consiglio fai per alcun bene in tutto de l’accorger nostro scisso? Ché le citt

E io a lei: «Se ’l mondo fosse posto con l’ordine ch’io veggio in quelle rote, sazio m’avrebbe ciò che m’è proposto; ma nel mondo sensibile si puote veder le volte tanto più divine, quant’ elle son dal centro più remote. Onde, se ’l mio disir dee aver fine in questo miro e angelico templo che solo amore e luce ha per confine,