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solvetemi, spirando, il gran digiuno che lungamente m’ha tenuto in fame, non trovandoli in terra cibo alcuno. Ben so io che, se ’n cielo altro reame la divina giustizia fa suo specchio, che ’l vostro non l’apprende con velame. Sapete come attento io m’apparecchio ad ascoltar; sapete qual è quello dubbio che m’è digiun cotanto vecchio».

Come libero fui da tutte quante quell’ ombre che pregar pur ch’altri prieghi, che s’avacci lor divenir sante, io cominciai: «El par che tu mi nieghi, o luce mia, espresso in alcun testo che decreto del cielo orazion pieghi; e questa gente prega pur di questo: sarebbe dunque loro speme vana, o non m’è ’l detto tuo ben manifesto?».

Rispuose: «Loco certo non c’è posto; licito m’è andar suso e intorno; per quanto ir posso, a guida mi t’accosto. Ma vedi gi

solvetemi, spirando, il gran digiuno che lungamente m’ha tenuto in fame, non trovandoli in terra cibo alcuno. Ben so io che, se ’n cielo altro reame la divina giustizia fa suo specchio, che ’l vostro non l’apprende con velame. Sapete come attento io m’apparecchio ad ascoltar; sapete qual è quello dubbio che m’è digiun cotanto vecchio».

Giustizia mosse il mio alto fattore; fecemi la divina podestate, la somma sapïenza e ’l primo amore. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate’. Queste parole di colore oscuro vid’ ïo scritte al sommo d’una porta; per ch’io: «Maestro, il senso lor m’è duro».

io cominciai, come colui che brama, dubitando, consiglio da persona che vede e vuol dirittamente e ama: «Ben veggio, padre mio, come sprona lo tempo verso me, per colpo darmi tal, ch’è più grave a chi più s’abbandona; per che di provedenza è buon ch’io m’armi, che, se loco m’è tolto più caro, io non perdessi li altri per miei carmi.

Quanti risurgeran coi crini scemi per ignoranza, che di questa pecca toglie ’l penter vivendo e ne li stremi! E sappie che la colpa che rimbecca per dritta opposizione alcun peccato, con esso insieme qui suo verde secca; però, s’io son tra quella gente stato che piange l’avarizia, per purgarmi, per lo contrario suo m’è incontrato».

E io: «Tanto m’è bel, quanto a te piace: tu se’ segnore, e sai ch’i’ non mi parto dal tuo volere, e sai quel che si tace». Allor venimmo in su l’argine quarto; volgemmo e discendemmo a mano stanca l

Non devo avere che coraggio, coraggio, coraggio... Si riscuote e si risolleva. La donna ritorna indietro, ripassa per la terrazza dei glicini, ridiscende nella camera. La Salvestra. Non m’è riuscito di raggiungerla, di richiamarla. Era gi

Di questa luculenta e cara gioia del nostro cielo che più m’è propinqua, grande fama rimase; e pria che moia, questo centesimo anno ancor s’incinqua: vedi se far si dee l’omo eccellente, ch’altra vita la prima relinqua. E ciò non pensa la turba presente che Tagliamento e Adice richiude, per esser battuta ancor si pente;