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Il piacere puramente organico, quello cioè che nasce naturalmente dai nostri organi, come sarebbe, per esempio, la soddisfazione di contemplare una bellezza, d'ascoltare una melodia, di toccare un oggetto molle e morbido, ecc., è un piacere ben distinto dal piacere venereo, e può benissimo essere materialmente lieve, imperocchè questo diletto non è in cattivo, avendolo lo stesso Iddio annesso ai sensi per un fine legittimo; non può dunque essere un peccato mortale, se non in ragione del pericolo che ne potrebbe risultare insistendo in esso: ma può benissimo darsi che in certe persone cotesto pericolo non sia affatto grave.

*Pericoli che s'incontrano abbandonandosi ai piaceri dell'amore.* I piaceri dell'amore sono cause che producono una intensa scossa del sistema nervoso. Questa scossa è talmente forte che ha prodotto perfino la morte; essa chiamasi anche spasimo venereo.

È male gustare in piedi i piaceri dell'amore, perchè lo spasimo venereo, cagionando una forte tensione dei muscoli degli arti inferiori che gi

Inoltre se lo spasimo venereo è prolungato oltre i limiti possono derivare infiniti mali, e pur troppo delle convulsioni mortali, e fors'anche la morte fulminante. Questi piaceri poi, gustati troppo spesso, ci abbrutiscono, facendoci svanire le facolt

Deve, internamente, non acconsentire al piacere venereo, qualunque sia la violenza esterna che su lei si compie: se no, peccherebbe mortalmente.

Il piacere venereo, voluto direttamente, lo si può verificare negli sposi e negli scapoli: negli sposi, è lecito semprechè sia coordinato all'atto coniugale. Se poi avviene all'infuori di codesto atto, e per opera d'uno solo dei coniugi, senza che vi sia grave pericolo d'incontinenza, è reputato comunemente peccato veniale, perchè si mantiene sempre in un ambiente lecito.

Aveva contratto un male venereo, abbandonandosi in una scuderia di Agen, con la concubina di un palafreniere; e appena guarito, fu sorpreso nella camera di una serva, a disputarsela con un valletto. Sono celebri i suoi amori con la Fosseuse, Fleurette, Martine, Ester Imbert e mille altre.

R. 3. Il piacere venereo, può essere destato direttamente o indirettamente, per stesso o nella sua causa, come se alcuno compisse un'azione dalla quale scaturisse, indipendentemente dalla sua volont

La ragione: E' certo che fu nella mente del Creatore che la destinazione dell'umore spermatico e d'ognì atto venereo fosse quella di provocare e perpetuare la specie umana. Se si permettesse la polluzione per una volta, non si saprebbe capire la ragione, per cui non si potesse permettere ulteriormente: è appunto per questo che non si può permetterla mai.

La ragione ci dice che noi siamo così propensi per la nostra indole corrotta al vizio della lussuria che basta spesso una menoma causa per produrre grandi effetti perciò data l'ipotesi di un consenso diretto al piacere venereo, si va incontro sempre all'imminente pericolo di un ulteriore consenso o di una polluzione; cosa che non avviene con altri vizi.