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Aggiornato: 14 giugno 2025
Vai, vai pure,» disse la Scarabocchiona, ed alzando la verga criselefantina mormorò certi versetti: O rosei draghialigeri Che il plaustro mio traete; Da' vostri eterei pascoli Qui qui presto accorrete!
Poche ore dopo, allo spuntar del sole, si diffonde la nuova del ritorno della Principessa, ricondotta nella Reggia della fata Scarabocchiona sua santola in un plaustro di madreperla, tirato da quattro mute di draghetti volucri, color di rosa, picchiettati di violaceo, con cresta, bargigli, giubbe, e coda del più acceso scarlatto!
Ella slacciava il legacciolo donato dalla fata Scarabocchiona, se ne cingeva il polso sinistro, il baciava... e subito, immantinente, la terra veniva scossa come da un tremuoto, s'udiva come un rombo d'un tuono, ed appariva quella bellissima donna, tutta velluti e trine e gemme, la quale diffondeva intorno una luce vivida tanto da rischiarare splendidamente la stanza e da fare impallidire qualunque lume artificiale o naturale. La Rosmunda si buttava in braccia alla santola, e si querelava e rammaricava. Quella buona fata ad abbonirla, a confortarla: «Abbi fiducia! spera! Ti par egli, ch'io ti possa aver porto un consiglio insidioso? che la tua comare ti voglia ingannevolmente precipitare, affogare? Ti par egli? Sta pur certa, che avrai uno sposo degno, un marito stimabile, un consorte conveniente, un coniuge quale il desideri. Ma sai, che dovrei offendermi della tua diffidenza?». E proseguiva a garrir così per un pezzo. E la figlioccia si rassicurava al quanto ancor essa. Ma poi, ripartita, rivolata via, riscomparsa la madrina, la Rosmunda ricascava nelle perplessit
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