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Aggiornato: 4 maggio 2025
Voi stesso non fareste nè meglio nè più presto, rispose don Gabriele. Si fece l'appello dei viaggiatori. Don Gabriele si arrampicò all'imperiale; il P. Buzelin restò immobile a guardarlo. La vettura si mise in moto. Il gesuita fece un segno a don Gabriele come per dirgli: «Ricordatevene: quistione di vita o di morte!» Don Gabriele rispose al segno e scomparve. L'appuntamento della mezzanotte.
Si adunarono di fretta altri artisti per sostituire il Nabucco al nuovo spartito del Fontana. Mariani, sovreccitato da quella straordinaria effervescenza di pubblico, si levò in piedi per dare il segnale dell'attacco. Quella grande e vigorosa sinfonia, che era stata alla Scala, pochi anni addietro, la rivelazione di un nuovo genio musicale, rispondeva siffattamente alle febbrili agitazioni del momento, da somigliare ad un grido d'allarmi lanciato nella folla. Gli spettatori salirono sulle panche sventolando i fazzoletti; tutti i pezzi più concitati dell'opera, quali le due arie del profeta, i due finali concertati e il corale dell'ultimo atto, si dovettero ripetere fra i clamori entusiastici del pubblico. Alla fine della serata, il conte Bolza fece chiamare il Mariani nel camerino del teatro, e apostrofandolo vivamente, lo minacciò dell'arresto personale per aver dato alla musica del Verdi una espressione troppo evidentemente rivoltosa ed ostile all'imperiale governo. Il Mariani mi ha più volte ricordato questo aneddoto, accompagnandolo di un sorriso di compiacenza. Il conte Bolza, nella sua poliziottesca ingenuit
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