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Ma, infine, dovrò io vivere a questo modo? Sarò io incatenato, come Prometeo, alla rupe dell'esistenza, col rostro dell'avvoltoio nel cuore, e senza il conforto di tornar utile in alcuna maniera ad anima nata? Quella mattina, un poco di calma gli era pur derivato, non sapremmo se più dalla istessa vicinanza della catastrofe, o dal pensiero di aver provveduto, come si poteva meglio, al futuro.

La scienza vi discorre e vi spiega queste apparenti contraddizioni della natura; e a me l’esperienza, questa durissima scienza della vita, ha insegnato che il tempo, rimedio e veleno, non rammargina le antiche piaghe se non per aprirne di nuove, che la immagine di un alto dolore scorre impunemente su quelle fibre che nel tempo antico avea fatte frizzare, e un lieve rammarico, fresco di quel , fa metter grida e guaiti più forti che non ne mettesse Prometeo sulla rupe, ai colpi di rostro del vorace avoltoio.

S'incontra in Prometeo, che cerca da prima dissuaderlo dall'impresa ch'egli crede inutile e disperata; commosso indi dalle ardite parole di lui, lo prega a volergli narrare la sua storia. L'Eroe si dispone al racconto. CANTO SECONDO Pag. 21 Incomincia la narrazione. La Natura e il Pensiero.

Prendiamo Prometeo. È dapprima un uomo, o un semideo. Nella trilogia eschiliana è una specie di gigante profeta. La riflessione vi ha lavorato attorno ed è gi

Così spesso lo si è paragonato a Prometeo incatenato, che questo quadro è oramai vecchio; esso sta tuttavia tanto bene a questo eroe in esilio, che era in condizione di spezzare le catene dell'Elba, sino a che la forza e la violenza non lo ribadirono in ceppi diamantini allo scoglio di S. Elena. Dopo, quali lotte da giganti!

Ahimè! ahimè! Il fegato di Prometeo non è favola in Italia.