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S’ïo avessi le rime aspre e chiocce, come si converrebbe al tristo buco sovra ’l qual pontan tutte l’altre rocce, io premerei di mio concetto il suco più pienamente; ma perch’ io non l’abbo, non sanza tema a dicer mi conduco; ché non è impresa da pigliare a gabbo discriver fondo a tutto l’universo, da lingua che chiami mamma o babbo.

S’ïo avessi le rime aspre e chiocce, come si converrebbe al tristo buco sovra ’l qual pontan tutte l’altre rocce, io premerei di mio concetto il suco più pienamente; ma perch’ io non l’abbo, non sanza tema a dicer mi conduco; ché non è impresa da pigliare a gabbo discriver fondo a tutto l’universo, da lingua che chiami mamma o babbo.

non poté suo valor fare impresso in tutto l’universo, che ’l suo verbo non rimanesse in infinito eccesso. E ciò fa certo che ’l primo superbo, che fu la somma d’ogne creatura, per non aspettar lume, cadde acerbo; e quinci appar ch’ogne minor natura è corto recettacolo a quel bene che non ha fine e con misura.

Quando scendean nel fior, di banco in banco porgevan de la pace e de l’ardore ch’elli acquistavan ventilando il fianco. l’interporsi tra ’l disopra e ’l fiore di tanta moltitudine volante impediva la vista e lo splendore: ché la luce divina è penetrante per l’universo secondo ch’è degno, che nulla le puote essere ostante.

In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate. Or questi, che da l’infima lacuna de l’universo infin qui ha vedute le vite spiritali ad una ad una, supplica a te, per grazia, di virtute tanto, che possa con li occhi levarsi più alto verso l’ultima salute.

Dal mio cuore di uomo del ventesimo secolo, freddo e beffardo, che sapeva di poter ridurre a formule chimiche tutti i fenomeni della vita, che intendeva l’universo come una specie d’immenso laboratorio chimico e cercava di rinchiudere i confini dello spirito umano entro le serrature anguste della possibilit

Per quanto pensiate, uomini, per quanto voi facciate calcoli assurdi e meravigliosi con la geometrìa de’ vostri alfabeti, l’universo è una prigione della quale non riuscirete mai ad evadere su le ali del vostro pensiero.

Ond’ ella, appresso d’un pïo sospiro, li occhi drizzò ver’ me con quel sembiante che madre fa sovra figlio deliro, e cominciò: «Le cose tutte quante hanno ordine tra loro, e questo è forma che l’universo a Dio fa simigliante. Qui veggion l’alte creature l’orma de l’etterno valore, il qual è fine al quale è fatta la toccata norma.

Sotto la terra, in grembo al mar sonante, Trasalivan dei secoli futuri I germi, a quella voce. Sciogliendo a l’aure il divo inno squillante L’universo abbracciava Egli coi puri Sguardi....

E andava ripetendosi le massime del maestro che aveva studiato: «Che cosa sarebbe l’universo senza la vita? e tutto ciò che vive si nutre.» «Gli animali si pascono, l’uomo mangia, il solo uomo di spirito sa mangiare.» «Il destino delle nazioni dipende dalla maniera che si nutriscono.» «Il Creatore obbligando l’uomo a mangiare per vivere, lo invita coll’appetito e lo ricompensa col piacere