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A questo frammento, va, forse, unito, come dicemmo, l’altro frammento che costituisce la lettera 63ª, nell’epistolario di Giuliano. In essa, l’imperatore, dopo aver fatta ad un certo Teodoro professione d’amicizia e commentata la circostanza di aver avuto il medesimo maestro, probabilmente Massimo, gli dice di volergli affidare un ufficio di molta importanza, nel quale l’opera sua potr

³⁰⁵ Iulian., 484. Nel primo decreto agli Alessandrini, l’imperatore comandava che Atanasio fosse bandito dalla citt

Risoluto di portarsi, col suo esercito, sull’Eufrate, l’imperatore lascia, nell’estate del 362, Costantinopoli, e va prender dimora ad Antiochia, onde esser più vicino al teatro della guerra, e farne il centro dei grandi preparativi che, nella sua sapienza delle cose militari, ben sapeva necessari all’audace impresa. Percorre, nel viaggio da Costantinopoli ad Antiochia, una regione a lui nota e cara. Si ferma a Nicomedia, e piange col popolo la rovina della gi

Il documento più singolare della politica di Giuliano verso gli Ebrei, l’abbiamo nel manifesto diretto a quel popolo, nel momento in cui l’imperatore era sulle mosse per la spedizione di Persia. Riportiamolo nella sua integrit

¹²⁵ Socrate, lo storico ecclesiastico, parlando dell’epurazione fatta da Giuliano coll’espellere dalla reggia le turbe di cuochi, di barbieri, di eunuchi, di parassiti d’ogni genere, nota come pochi lodassero tali atti del giovane imperatore, mentre i più li biasimavano, perchè col diminuire la magnificenza della reggia, diminuiva insieme il prestigio dell’impero, ed aggiunge un’acuta osservazione; un imperatore, egli dice, può fare il filosofo, però con temperanza e misura, ma il filosofo che vuole far l’imperatore, passa il segno e cade negli spropositi.

²⁵⁹ Iulian., 391. Qui s’interrompe la lettera di Giuliano, come è giunta a noi. Probabilmente i copisti non hanno voluto riprodurre le frasi ingiuriose che l’imperatore avr

Il 9 giugno, Gervasio scriveva a suo padre: «Jeri siamo entrati a Milano, dopo gli eserciti alleati che accompagnarono il re e l’imperatore, i quali furono accolti con indescrivibile entusiasmo dalla popolazione esultante.