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Ed ecco un lustro sùbito trascorse da tutte parti per la gran foresta, tal che di balenar mi mise in forse. Ma perché ’l balenar, come vien, resta, e quel, durando, più e più splendeva, nel mio pensier dicea: ‘Che cosa è questa?’. E una melodia dolce correva per l’aere luminoso; onde buon zelo mi riprender l’ardimento d’Eva,

m’andava io per l’aere amaro e sozzo, ascoltando il mio duca che diceva pur: «Guarda che da me tu non sia mozzo». Io sentia voci, e ciascuna pareva pregar per pace e per misericordia l’Agnel di Dio che le peccata leva. Pur ‘Agnus Dei’ eran le loro essordia; una parola in tutte era e un modo, che parea tra esse ogne concordia. «Quei sono spirti, maestro, ch’i’ odo?», diss’ io.

Ben sai come ne l’aere si raccoglie quell’ umido vapor che in acqua riede, tosto che sale dove ’l freddo il coglie. Giunse quel mal voler che pur mal chiede con lo ’ntelletto, e mosse il fummo e ’l vento per la virtù che sua natura diede. Indi la valle, come ’l fu spento, da Pratomagno al gran giogo coperse di nebbia; e ’l ciel di sopra fece intento,

Vedi come l’ha dritte verso ’l cielo, trattando l’aere con l’etterne penne, che non si mutan come mortal pelo». Poi, come più e più verso noi venne l’uccel divino, più chiaro appariva: per che l’occhio da presso nol sostenne, ma chinail giuso; e quei sen venne a riva con un vasello snelletto e leggero, tanto che l’acqua nulla ne ’nghiottiva.

Attento si fermò com’ uom ch’ascolta; ché l’occhio nol potea menare a lunga per l’aere nero e per la nebbia folta. «Pur a noi converr

Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno toglieva li animai che sono in terra da le fatiche loro; e io sol uno m’apparecchiava a sostener la guerra del cammino e de la pietate, che ritrarr

Questi parea che contra me venisse con la test’ alta e con rabbiosa fame, che parea che l’aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti gi

E ’l buon maestro: «Questo cinghio sferza la colpa de la invidia, e però sono tratte d’amor le corde de la ferza. Lo fren vuol esser del contrario suono; credo che l’udirai, per mio avviso, prima che giunghi al passo del perdono. Ma ficca li occhi per l’aere ben fiso, e vedrai gente innanzi a noi sedersi, e ciascun è lungo la grotta assiso».

Tu te ne porti di costui l’etterno per una lagrimetta che ’l mi toglie; ma io farò de l’altro altro governo!”. Ben sai come ne l’aere si raccoglie quell’ umido vapor che in acqua riede, tosto che sale dove ’l freddo il coglie. Giunse quel mal voler che pur mal chiede con lo ’ntelletto, e mosse il fummo e ’l vento per la virtù che sua natura diede.

Non credo ch’a veder maggior tristizia fosse in Egina il popol tutto infermo, quando fu l’aere pien di malizia, che li animali, infino al picciol vermo, cascaron tutti, e poi le genti antiche, secondo che i poeti hanno per fermo, si ristorar di seme di formiche; ch’era a veder per quella oscura valle languir li spirti per diverse biche.