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Io vo’ saper se l’uom può sodisfarvi ai voti manchi con altri beni, ch’a la vostra statera non sien parvi». Beatrice mi guardò con li occhi pieni di faville d’amor così divini, che, vinta, mia virtute diè le reni, e quasi mi perdei con li occhi chini. Paradiso · Canto V «S’io ti fiammeggio nel caldo d’amore di l

Poco parer potea del di fori; ma, per quel poco, vedea io le stelle di lor solere e più chiare e maggiori. ruminando e mirando in quelle, mi prese il sonno; il sonno che sovente, anzi che ’l fatto sia, sa le novelle. Ne l’ora, credo, che de l’orïente prima raggiò nel monte Citerea, che di foco d’amor par sempre ardente,

Io fragile donna con gesto d’amor ti conquido, ti strappo a la notte d’oblìo: rapito a la corsa del tempo, nel bronzo t’incido: sei bello, sei vinto, sei mio. E sento vibrar nel tuo cerchio le immense energie de l’aria, de l’acque, de l’uomo; il vento ne i boschi, su l’alpi, fra vele e sartìe di alati navigli sul dòmo

E ’l buon maestro: «Questo cinghio sferza la colpa de la invidia, e però sono tratte d’amor le corde de la ferza. Lo fren vuol esser del contrario suono; credo che l’udirai, per mio avviso, prima che giunghi al passo del perdono. Ma ficca li occhi per l’aere ben fiso, e vedrai gente innanzi a noi sedersi, e ciascun è lungo la grotta assiso».

Assorta in candidi Pensier, presso gentil cuna modesta, D’una lampa al chiaror, curva su l’agile Ago la bella testa; E mentr’ei tenta con le forti braccia Cinger le caste flessuose forme, A lui susurra con carezza timida: Silenzio!... Il bimbo dorme. Vane grida del cor, parvenze splendide, Di sorrisi e d’amor larve gioconde, V’estinguete laggiù fra i nudi platani E le brume profonde!...

E ’l buon maestro: «Questo cinghio sferza la colpa de la invidia, e però sono tratte d’amor le corde de la ferza. Lo fren vuol esser del contrario suono; credo che l’udirai, per mio avviso, prima che giunghi al passo del perdono. Ma ficca li occhi per l’aere ben fiso, e vedrai gente innanzi a noi sedersi, e ciascun è lungo la grotta assiso».

Ingiusta al pari de la tua miseria È la miseria mia: Mi trascina con te l’Ineluttabile A una stessa agonia: Sol tu, cui fame insazïata strazia, Lo gridi, il tuo dolor: Io, pianti e febbri soffocando, muoio Per nostalgia d’amor!... Casette bianche sfavillanti al sole Con le finestre aperte e ai piedi il verde, Come lento su voi l’occhio si perde, Casette bianche sfavillanti al sole!...

che l’una parte e l’altra tira e urge, tin tin sonando con dolce nota, che ’l ben disposto spirto d’amor turge; così vid’ ïo la gloriosa rota muoversi e render voce a voce in tempra e in dolcezza ch’esser non nota se non col

Con quelle altr’ ombre pria sorrise un poco; da indi mi rispuose tanto lieta, ch’arder parea d’amor nel primo foco: «Frate, la nostra volont

limpida e triste, di dolcezza piena, di lacrime e d’amor, ai pioppi de la via la cantilena tesse i suoi fili d’ôr.