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Nel duello con Atanasio, la condotta di Giuliano, per quanto possa, in parte, essere scusata, peccò di eccesso, e prese l’aspetto di una persecuzione individuale. Un altro caso in cui Giuliano ha lasciato trasparire un odio che lo trascinava all’ingiustizia fu quello del vescovo di Bostra. Noi sappiamo come uno dei primi atti di Giuliano fosse stato il richiamo dei vescovi, esigliati da Costanzo, i quali appartenevano, per la massima parte, al partito atanasiano. Ed abbiamo anche osservato come, sotto a quel decreto, che, certo, era, in sè stesso, un atto di tolleranza, fosse probabilmente il desiderio e la speranza che il contatto dei capi dei due partiti, in cui si divideva il Cristianesimo, accendesse di nuovo un incendio di discordia, il quale consumasse la potenza della Chiesa. Le previsioni dell’acuto imperatore si avverarono tosto. Il richiamo degli esigliati fu il segnale dello scatenamento di una nuova tempesta. Ora, Giuliano, volle approfittare, pe’ suoi scopi, di tale tempesta. Nella lotta contro il Cristianesimo, gli premeva, sopratutto, di scuotere l’influenza dei vescovi. Abbattuta questa, gli sarebbe stato più facile impadronirsi delle plebi. E le discordie intestine gli suggeriscono un artifizio, di cui la lettera ai cittadini di Bostra ci fornisce un curioso esempio. L’imperatore si rivolge alla popolazione cristiana di quella citt
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