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Io non sono mai fuggito in veruna occasione, perchè non ho paura di nessuno, e ne sia prova che dichiaro vile chi sostiene il contrario, pronto subito a battermi con qualunque arma, fosse anche il coltello. Invito a levarsi in piedi chi non mi crede!... Tutti rimasero seduti e in silenzio.

Io ti auguro e spero, che di questi eroismi non avrai punto bisogno, ma si deve sentirsene capaci. Aggiungo però subito, che tuo marito deve esserne degno. Al vizioso abietto, all'uomo vile e senza carattere, nessuna misericordia, nessuna piet

Non uso tradizion, ché me n'avanza; ma la ruota del mondo che s'aggira, ier facea rider tal, ch'oggi sospira. Voi giá vedete ognor, dama gentile e spiritosa e senza pregiudizio, che s'allontana alcuno dal badile, e sale al trono ad un reale uffizio; e talun ch'era al trono è fatto vile. della sorte si può dar giudizio; sapete come i pittor la dipingono: che gira a tutti i soffi che la spingono.

Della voce [I[bagattino]I] non sarebbe ozioso per noi il rintracciare la origine; il Gallicciolli ([I[Memorie Venete]I] II, 41) la vorrebbe derivata dall'arabo [I[bagadhon]I], rimoto o vile, quasi moneta la più [I[rimota]I] in cui si risolve la lira, o la più [I[vile]I] di tutte le correnti. Certo è ben degna di riso la etimologia che ne diede Roberto Cenale nel I tomo del suo trattato [I[De rat. pond. et mensur.: Barchatinus, vulgo ]I]barguetìn[I[, puto esse pretium trajectus aquae per barcham]I]; meno ridicola è quella allegatane da Marquardo Trecher nel libro [I[De re monetaria Germanici Imperii: Pagatini, aeneoli Venetorum, a solvendo dicti]I]. Non saprei invero indurmi a ritenere veneziano questo vocabolo, in ciò temerei d'opporrai alla pluralit

No... hai fatto bene... ti dico. soggiunse il morente, con voce sempre più fioca. Vile... tre volte vile! Così dicendo, girò attorno gli occhi smarriti, come cercando la luce che gli sfuggiva.

Il suo amore era stato anche più vile e più rapido d'un capriccio; Filippo aveva voluto il corpo della fanciulla, lo aveva corrotto per la sua libidine, lo aveva foggiato a strumento di piacere; e, subito stanco, non tentava nemmeno difendere la sua conquista.

«Anch'io penso con voi che v'abbiano buoni e malvagi nel mondo, e che bisogni amare i buoni, dimenticare i malvagi. Anche i buoni sono deboli, ed hanno il loro lato gramo, quello in cui la materia vile predomina.

E poichè entrambi mancavano di armi eguali, e si trovavano a pochi passi dalla casa della vedova Montevago Pellagra Grifeo, che ne possedeva delle buone, prendevano in prestito due sciabole. Lo Sperlinga desiderava chiarire come fosse andata la cosa, dar soddisfazione all’amico impermalito; ma D. Michele, dandogli del vile, improvvisamente colpivalo nel viso con una terribile frustinata.

Credette valersene agli effetti suoi il vile Ramengo, e standole indivisibile al fianco siccome un rimorso...

E chi ben riguarda lo stato dell'Italia e il suo commercio, vedrá che in tutte le cittá egli è cosí altamente scemato da quanto egli era a' tempi andati, che appena se ne trovano le vestigia, perché s'è lasciata quella sorte di traffico, che manteneva metá del popolo con opere manuali e con utile universale, e fatto passaggio al commercio delle monete, utile solamente al mercante che lo fa ed a' facchini che portano dalla dogana o dal porto a casa le casse d'argenti ed i barili, che, sotto nome di chiodi o d'altre simili mercanzie di metallo vile, nascondono le monete; e, fuor di questi, è dannosa a tutti gli altri, spogliando i popoli con monete inferiori al giusto valore di buona parte delle loro sostanze.