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Vi si raffigurava un Tevere piangente, uno coronato, uno lieto e uno festoso nello stile di quell'epoca, in occasione di feste di nozze o per adulare persone principesche. Gi

Capitò però malissimo, giacchè l'individuo su cui egli cadeva, altri non era che il nostro nerboruto Nullo, che non si curò nemmeno di ferirlo colla daga, ma passandovi la destra tra le gambe, lo fece descrivere una curva nell'aria, e lo scaraventò nel Tevere.

Il servo, il povero schiavo, gli parla; cerca di sollevarne lo spirito, di destare in lui fiducia in Dio. Un cristiano! Maledetti cristiani! Giunge al Tevere. Si vuole gettare nelle sue acque ma non ha coraggio. Alla villa di Faone. È un liberto che ha beneficato, che ha amato, che gli sar

O Tevere! I sogni della gloria sono passati per me: il cuore è sazio di passioni ardenti; egli non può più desiderare, ed imprecare nemmeno: adesso egli si compiace a fissare in faccia la morte. Quanti misteri di delitto stanno nascosti entro i tuoi gorghi, o Tevere! A me fu concesso penetrare l

In quel punto una palla di piombo, squarciando l'aria con un fischio istantaneo, gli fracassò il collo e la spalla, e lo rovesciò nel Tevere sottoposto. Fu un grido generale, si corse a strapparlo all'onde del Tevere, Un chirurgo attestò che non era morto, e fu così trasportato al suo palazzo. A quest'avvenimento tutta Roma ne fu sossopra.

La inondazione del Tevere, a cui si allude, accadde al ritorno di Clemente VIII da Ferrara, ch'egli aggiunse ai dominii della Chiesa, il 23 dicembre 1598.

Garibaldi non se ne dava apparente pensiero, e tranquillo come un eroe d'Ossian passava quasi intiera la giornata sul belvedere della robusta torre di palazzo Piombino, dove tacito e con insistenza da metter pena fissava verso Roma la meravigliosa cupola di Michelangelo per torcer poi gli sguardi leonini in giro sul classico Tivoli e sulla plaga ondulata fra il Tevere e l'Aniene.

La nostra artiglieria durante la notte o rallentava i tiri o li cessava dando occasione al nemico di spingere innanzi le sue opere, alacre, e sicuro, andavano con miglior fortuna le cose pel contado dintorno a Roma, che il generale Morris scorrazzando per la campagna dalla sinistra del Tevere sovente s'impadroniva del fodero avviato alla citt

I danni prodotti dal Tevere nella parte bassa di Roma furono gi

Da via Giulia e sponda sinistra del Tevere i romani avviavansi a poco a poco, passando i ponti Gianicolense e Fabrizio, sulla sponda destra per la Lungara, la Lungaretta, via S. Francesco, sino a tutta Ripagrande, e per la una, ora destinata all'assalto, essi tutti stavano al loro posto, divisi, ma pronti a concentrarsi al primo segnale.