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Ogni volta che le cronache medioevali accennano alle piene del Tevere, parlano anche di un mostruoso drago, o serpente d'acqua, che avrebbe provocato la piena, scatenando le onde sulla citt

Sedeva, in un angolo tra il Tevere e l'Aniene, su un suolo che era stato anticamente de' siculi, poi triplice confine degli etrusci, de' sabini e de' latini.

Non voglio qui ripetere la storia delle piene del Tevere nel medio evo: da parte dello Stato nulla più venne fatto per la prevenzione del male; gli argini anzi avvallarono , il letto del fiume si alzò, cosicchè i danni sofferti dalla parte bassa della citt

Lascio la mia terra perchè lassù in riva al Tevere si combatte e si muore... lascio Pozzallo e le mie care colline perchè onore e dovere mi chiamano... lascio gli oggetti a me più cari... voi... Eloisa... amici e compagni... perchè non di soli studi di solo amore debbo vivere... oggi il vero patriota impugna le armi per essere libero e sapiente domani! E partite?... Domattina.

Adesso, Menico diventato il chellerino, è addetto alla birreria del Tevere, ma le sue funzioni sono limitate a cambiare i piatti e le posate, nonchè a essere lo scaricatoio di tutte le bizze delle chellerine. Pure, certe volte ha la vanit

Si sa bene che la Tuscia romana, separata per mezzo del Tevere dalla Campagna romana o Lazio, è chiamata Patrimonio di S. Pietro. A torto si fa datare questo possesso dalla donazione della contessa Matilde, la famosa paladina della gerarchia romana, che non aveva veramente dei dominî in quei luoghi, ma possedeva invece qua e l

Un'altro punto di vista sarebbe quello topografico-storico, e si ricollegherebbe alla storia naturale del Tevere, sebbene la descrizione dell'aspetto del territorio di Roma, nei tempi preistorici, debba essere lasciata alla fantasia dei poeti (come ha tentato l'acuto Ampère nella sua Histoire Romaine

Il lettore potrebbe stupirsi che al tempo di Nicolò V, qual grande ideatore di progetti sull'edilizia romana, che voleva perfino render navigabile l'Aniene, non si sia pensato a provvedere al fiume, ma ciò si spiega pensando che il Tevere sotto il suo pontificato si mantenne abbastanza tranquillo.

Allora il Vicario, addentata del biscotto la parte intrisa di cioccolata e rimettendo l'altra nella tazza, mentre masticava da due parti incominciò a dire: Dunque siete voi quel malfattore empio e scellerato, che dopo aver fatto correre sangue il Tevere e gli altri fiumi degli stati di Santa Madre Chiesa, non ha rifuggito di perpetrare omicidii atrocissimi nei paesi felicissimi di Sua Maest

Largo, largo, io porto il fuoco per incendiare la torre: preme a me delle tue costole dunque? Tanto meglio, chè ce li beccheremo arrosti costoro. No no; perchè, se brucerete, cosa prenderemo noi? Che prendere! ci cuculia costui! Il papa vogliamo, il papa. Che papa e papa! se l'han mandato all'altro mondo giù del Tevere! Pensate a portare alcuna cosa a casa vostra, dico io.